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Essere se stessi con tutte le proprie forze
Calvino dipinge fiabe, situazioni paradossali che strizzano l'occhio al reale, personaggi sopra le righe, mondi paralleli; lo fa con estro creativo e umorismo, utilizzando un linguaggio fiorito che allieta lo spirito.
Questo romanzo sembra narrato dalla voce del vento: del Libeccio ha la vivacità, dello Scirocco la follia, del Maestrale l'audacia – proprio come Cosimo, il protagonista, che un giorno sceglie di trascorrere la sua vita sugli alberi senza mai più mettere piede in terra, per osservare il mondo da una prospettiva autentica, sua e di nessun altro.
Una scelta che come una vocazione comporta nuove scoperte ma non poche rinunce, e a cui Cosimo non può in nessun caso sottrarsi senza perdere la parte più importante di sé, la linfa vitale che sembra assorbire dagli alberi, saltando di ramo in ramo come un passero, imparando il gorgheggio dei pennuti, libero come loro e in complicità con la Natura.
Leggendo le sue avventure scopriamo che la vita può diventare un'opera d'arte per chi abbia il coraggio di avventurarsi fuori dagli schemi, uscendo dalla gabbia di categorie prestabilite anche (ed è questa l'impresa più ardua) a costo di perdere chi si ama, perché “non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze”.
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