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Un’insperabile ironia
Si è spesso detto che Andrea Vitali per certi aspetti è il successore di quel grande narratore che è stato Piero Chiara; personalmente non sono d’accordo, perché troppa è la differenza di classe artistica fra l’uno e l’altro, e non basta certo la medesima ambientazione di piccolo paese della provincia per colmarla. Tuttavia, almeno in questo Il segreto di Ortelia, il romanziere di Bellano si avvicina a quello di Luino, in una prova dall’esito felice e in cui si narra di una sorta di piccola “Dynasty”. La vicenda di Amleto Serva, giovane garzone senza arte né parte di un commerciante di bestiame che grazie a un matrimonio intraprende una carriera senz’altro rilevante è di per sé motivo d’interesse, ma se a ciò aggiungiamo il carattere sanguigno del soggetto, la voglia smodata di prestazioni sessuali che la moglie, purtroppo, per un difetto fisico non può soddisfare si comprende come la creatività questa volta abbia messo in campo più di un argomento a favore di un’opera attraente. E’ necessario anche precisare che l’unica volta che Amleto è riuscito a congiungersi con la moglie Cirene, nonostante i dolori indicibili della stessa, c’è stato il concepimento di una figlia, Ortelia appunto. L’ambizione dell’uomo, succeduto nel negozio di macelleria del suocero, lo porta a raggiungere traguardi sempre più alti, ma gli rende anche la vita quasi intollerabile al punto che, su consiglio del medico di famiglia, decide di entrare a far parte di una congrega di crapuloni e puttanieri, altro argomento di potenziale interesse. E in effetti, vuoi per il dipanarsi senza intoppi della vicenda, vuoi per un’insperata ironia che accompagna la narrazione, Il segreto di Ortelia è uno di quei libri che paiono ispirati a una delle opere di Piero Chiara, e non solo per le caratteristiche della trama. In queste pagine Vitali ha forse profuso il meglio di stesso, in un particolare momento di grazia, con una pacatezza, e senza mai un eccesso, che sono assai probabilmente le grandi qualità del romanzo. Inoltre, a differenza di altre sue opere, non è lunga, direi anzi che è breve, così che tutta la storia è un riuscito concentrato che non potrà che risultare gradito al lettore.