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Vittoria
 
Vittoria 2018-04-30 10:34:07 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    30 Aprile, 2018
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Vittoria e la Vittoria

Genova. Vittoria ha quarantasei anni, è una fotografa con alle spalle un paio di pubblicità di successo e sta affrontando uno dei periodi più difficili della sua vita: la separazione da Federico, uomo con cui ha convissuto per molto tempo e con cui credeva di aver finalmente trovato la stabilità. La loro relazione era perfetta, alcun elemento avrebbe mai fatto pensare al fatto che lui, dal giorno alla notte, decidesse di troncare ogni rapporto lasciando la protagonista nel dolore e nei dubbi. Ma non è finita, perché alla già complicata situazione sentimentale, si somma anche quella lavorativa in quanto Vittoria che da ben sei anni ha investito totalmente e interamente sulla sua professione a partita IVA, si ritrova senza lavoro. Può contare sul sostegno di molti amici che mai le voltano le spalle e che sempre sono disponibili per correre in suo aiuto, ma è consapevole del fatto che non può andare avanti così, deve rimettersi in gioco. Ma come? La sua non è una età in cui è facile rientrare nel mercato del lavoro soprattutto quando la tua attività autonoma quale fotografa è qualificata come uno stato di disoccupazione per il solo fatto di non averla esercitata in un vero e proprio studio con tanto di sede legale. Potrebbe sfruttare il suo nome, verrebbe da dire. Peccato che nemmeno questo sia plausibile perché ogni contatto e colloquio che ottiene prevede un mero scambio di prestazioni in virtù del semplice assunto per il quale “io datore di lavoro ti offro contatti e una perfetta vetrina e tu per me lavori gratis!”. Forza Vittoria, non mollare! Sugo ha fame e non vuole più vederti versare lacrime per una persona che non ti merita.
La sera di Halloween, la svolta. Monica costringe la nostra eroina a partecipare a una festa celtica in una villa tra Albaro e Sturla ed è qui che questa viene invitata a leggere i tarocchi, perché lei è una “strega” anche se non è consapevole di esserlo, perché lei è in grado di leggere le persone, lo ha fatto per anni dietro un obiettivo, lo farà questa sera con un mazzo di pregiate carte. Da qui si apriranno per lei nuove strade, nuovi inizi ma soprattutto una nuova consapevolezza del suo essere. Perché c’è sempre un’alternativa, una nuova chance anche quando tutto sembra andare male, perché dal negativo si può sempre ricavare un positivo.
Con “Vittoria” Barbara Fiorio torna in libreria con un romanzo forte, maturo e di grandi contenuti. Oltre che ad una scrittura pregiata, minuziosa e pulita – cosa a cui l’autrice ci ha da sempre abituati – l’opera si mostra sin dalle prime battute come uno scritto molto più profondo e incisivo rispetto ai precedenti. Questo tanto per tematiche che per personaggi delineati. La Fiorio, infatti, tra le sue pagine affronta problematiche quali la difficoltà del trovare lavoro, la difficoltà di superare lo scoglio che l’età attualmente rappresenta nel suo più assurdo paradosso per il quale pochi anni simboleggiano inesperienza e troppi saturazione, incapacità di reinventarsi, di riadattarsi, ma anche la difficoltà di ritrovarsi quando le difficoltà sembrano volerti privare del futuro e ancora la difficoltà di arrivare per quel che si è andando oltre le apparenze, andando oltre quel che i motori dei social trasmettono e impongono. In merito, un breve estratto:

«[...] Interessante questo immaginario. Anche comprensibile, per chi mi osserva dallo spiraglio dei social, ma è curioso come abbiniamo una vita appagante a un barlume di notorietà, come l’apparenza determini l’’identità» p. 90

Ed ancora:

«Certo che non lo sapeva, per questo glie lo sto dicendo. È stupito: non aveva capito dal mio profilo Facebook, dice. Non metto in vetrina i miei problemi, non confondo i social con il divano di casa, un’arringa pubblica con uno sfogo privato o gli sconosciuti con amici. Non piango su un palcoscenico né mi mostro senza pelle. Certo che non lo sapeva, e va bene che pensino tutti alla mia vita come a un perpetuo party con l’open bar, va bene che si fermino alla superficie, alla foto del mio uovo al tegamino, della mia serata con l’amica, al mio gatto acciambellato, alla mia unica risata della settimana immortalata lì, per lui, per gli altri, per tutti. Vera, come l’uovo al tegamino, l’amica e il gatto, nulla di falso ma nulla di più. Non mi do in pasto alla gente, non sono un rinfresco» p. 92

Questo e molto altro è “Vittoria”. Un elaborato ricco di spunti di riflessione, un elaborato completo, un elaborato adatto ad ogni pubblico tanto più adulto quanto più giovane, un elaborato che simboleggia la crescita della scrittrice stessa. Perché in “Vittoria” c’è tanto di Barbara, la si respira ad ogni pagina che è un piacere.

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Bravissima! Bella recensione. Penso tu abbia centrato bene il succo del testo. Anche a me è piaciuto tanto. Presto la recensirò anch'io. Sono in tua perfetta sintonia.
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