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Nonno e nipote un rapporto da costruire
Domenico Starnone in Scherzetto viene a raccontare la durezza dei legami familiari. Un uomo stanco e un nipote petulante e vitale, la tenacia della vita dentro e dopo di noi, la rabbia di invecchiare e la fiducia nel futuro. Quando i genitori del piccolo Mario, quattro anni, partono per un convegno, il bambino viene affidato al nonno, un vecchio illustratore, piuttosto burbero che vive a Milano e per l’occasione si trasferisce a Napoli. Vedovo di Ada, un pozzo di scienza sgorgato dal profondo di generazioni agiate e di ottima educazione, molto amata tanto da non essere riuscito a strapparsela dal corpo e dalla mente. Non sopporta di parlare al bambino autodefinendosi “nonno”.Non sono nonno, sono io. Il bambino è beneducato, e insieme incontrollabile. Tra i due si gioca una partita di alleanze, rivalità e giochi non proprio divertenti. Due maschi si fronteggiano, sangue dello stesso sangue. Tra quattro mura e un balcone si svolge il racconto affilato, perfido e divertente, uno “scherzetto” da camera. E’ il riesame di una esistenza sollecitato da una sorta di competizione con il nipotino saccente. Riemergono episodi di una infanzia difficile, le sicurezze inconsce del presente si sovrappongono a quelle del passato. L’anziano misantropo ed imbranato duella con un piccolo saputello-perfezionista. La lotta è tra la ferocia e la tenerezza con momenti quasi allegri quando “per scherzetto” il nonno viene rinchiuso sul balcone. Mario che ha talento per il disegno proietta l’immaginazione del nonno in un avvenire in cui lui non ci sarà più. I fantasmi fanno i nidi nel futuro. Una confessione-riflessione che trasmette il senso di precarietà, la fugacità della vita, la difficoltà di conservare intriga l’unitarietà dell’essere. Un romanzo tesissimo di uno dei maestri della letteratura contemporanea, insegnante, romanziere, giornalista, sceneggiatore.