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Invisibilità turbolenta
Il bellissimo ed ondivago universo dei diciottenni vissuto e raccontato da un giovanissimo autore pavese, Rocco Civitarese ( a sua volta diciottenne ) in una alternanza di voci al maschile ed al femminile che respirano e vivono il proprio tempo traducendone emozioni e sentimenti.
Un piccolo grande mondo fondato su amicizie, amori, illusioni, speranze, tradimenti, passioni, al centro di un flusso esistenziale che inizia in un viaggio settembrino a Camogli, condito da superficialità e banalità in grado di indirizzare e condizionare il futuro di giovani vite.
I protagonisti sono sospinti da aspirazioni individuali, dal desiderio di superare il test di ingresso a medicina ( Pietro ), di diventare fumettista ( Giustino ), di sfondare nel mondo del basket ( Davide ), di evadere da una Pavia descritta come .. “ uno sciame di zanzare e di moscerini in un gomitolo di nebbia “…, ( Laura) o semplicemente da se stessi, schiavi di pulsioni sessuali, impauriti dall’ amore o dalla certezza di non essere riamati..
Ragazzi immersi nel presente, ciascuno a modo proprio, in ansia per un futuro incerto o che credono già perduto, retaggio di un recente passato in cui ci si è scambiati le proprie vite.
Un linguaggio forte, diretto, senza mezze misure, costruito su slogan, elisioni, inglesismi, neologismi, in cui si vive l’ attimo, non si può attendere la percezione di una tragedia imminente ed un certo egoismo fa a pugni con condivisione ed appartenenza.
Un giovane universo maschile in cui le ragazze attraversano il 90% dei discorsi e si vivono amori così grandi che non possono essere tenuti dentro, in cui gli amici devono sapere, ci sono molte ferite sanguinanti e l’ amicizia può scivolare in indifferenza.
Un mondo costruito su solitudini condivise ed utopie fuorvianti, con un pesante contrasto tra realtà e sentimenti, sicurezza e spocchiosita’ a nascondere fragilità e difficoltà evidenti.
Un mondo difficile da scrutate, comprendere, sviscerare, perché indefinibile e credibile solo se vissuto in prima persona.
Un mondo terribilmente fisico ed emozionale, di superficie e di pancia, poco razionale ed empirico, che si dibatte tra accettazione di se’ e bisogno di essere accettati, confondendo sogni e desideri, in cui l’ esperire ed il vivere intensamente segna l’ inizio e la fine di ogni storia.
Un mondo di eccessi e banalità apparenti, ma retto anche da sogno e poesia, scartando ogni adulta dissertazione in merito al suo asfittico ed annoiato immobilismo.
Un mondo di gioie e dolori, di autentica vita vissuta, che insegue una fine ( al contrario di quello che spesso si dice e si pensa ), la propria essenza, cercata, smarrita e rimandata, spesso cambiando percorso ed indirizzo, in una corsa a perdifiato, cieca, sfuocata, turbolenta, comunque viva e pulsante.
Un mondo di passioni che rigetta regole ed omologazione, perso nella gioia di perdersi, nutrito dal giudizio degli altri ma sempre espressione di se’.
Un mondo terribilmente complesso ma incostantemente bello, perché autentico, paradossale, persino ridicolo, indecifrabile ma aperto a vita e speranza.
“ Giaguari invisibili “ è un romanzo dalla ricercata ( forse eccessiva ) costruzione lessicale, con tratti poetici ben riusciti, una velocità narrativa che esprime l’ età dei protagonisti ( e dell’ autore ) e una passionalità condivisa, quasi virale, di una generazione ( nel senso più buono ) che cerca un senso a cui affidare le proprie ( e le nostre ) residue speranze in un futuro che sia degno di nota.