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Anime sole e lontane...
Un profondo respiro psicologico attraversa il racconto, pagine che scrutano un complesso sistema relazionale ed affettivo di coppia e singolo amplificato dalla indecifrabile fragilità umana.
Due matrimoni scoppiati, una situazione a quattro, simmetrica, casuale, come il proprio inizio, venticinque anni prima, sul ponte di una nave.
Oggi i protagonisti sono soli, ognuno nella propria casa, circondati dal silenzio, tutto è lì, inspiegabile, inimmaginabile, eppure avvenuto. Laura è stata lasciata da Pietro, Marta ha lasciato Andrea, carriere ben avviate, figli, amici, viaggi, condivisioni imbrattate da una noiosa routine, dalla paura di non essere amati, dalla certezza di non amare e da un senso ancora tutto da capire.
C’ è sempre un motivo scatenante o solo un lento stillicidio a svuotare contenuti relazionali ed affettivi costruiti nel tempo e dissoltisi per incuria e logoramento riaccarezzando un senso di libertà primigenio ( da un lato ) o affranti da uno smarrimento inspiegabile ( dall’ altro ).
Il ritorno alla condizione di single riconsegna dialogo intimo e fragilità personale, un senso di rottura e solitudine che ha origini lontane, un padre improvvisamente scomparso e poi ritornato ( Marta ), l’ idea ancora vivida di una moglie-madre ( Andrea ), nessun desiderio, solo amicizia, un esercizio di controllo eccessivo ( Laura ), un senso di soffocamento manifesto ( Pietro ).
Si pretende un riscatto sottratto o sacrificato in nome di altro ( figli e doveri coniugali ), immergendosi in una riflessione non sempre pacata e ragionata, figlia di rabbia e dolore manifesti, sovente narcisistici ed egocentrici, in nome di una idea di libertà personale.
Che cosa resta di una coppia e di quel “ noi “, sommo rappresentante di significato ed essenza ? Apparentemente ben poco oltre la solitudine di un matrimonio ai titoli di coda, il vuoto di un presente enigmatico, un tentativo di rinascita, figli schieratisi più o meno apertamente in attesa di esiti futuri che tracciano il bollettino della discordia ed auspicano una prossima riconciliazione.
Intanto la vita continua, imbrattata da attesa e rimpianti, aperta a novità e gioie improvvise, interrotta da un vuoto di senso, inciampata nella malattia e posta di fronte alla morte.
Un dialogo protratto in un percorso mentale e fisico alla ricerca di un focus, ma cambiamenti e ripartenze prevederebbero contenuti diversi, in primis la conoscenza e la accettazione di se’, l’ ascolto e la riflessione, l’ autocritica, la crescita emozionale, un percorso di condivisione, tempi lunghi ed introiettati.
i personaggi della Comencini, fagocitati da vite borghesi autoreferenziali e noiosamente adattate, inseguono ed esprimono una interiorità pervasa da interrogativi e vuoti incolmabili, angoli bui e ed emozioni rimosse.
Uomini e donne soli, profili psicologici che ricoprono e riscoprono una relazionalita’ che soffre di solitudine ed abbandono, spesso di immaturità, nascosta dietro condivisione apparente.
Il rapporto uomo-donna rimanda a due diverse anime conviventi, una maschile e una femminile, dibattute tra passionalità e razionalità, programmazione ed improvvisazione, un marcato senso di responsabilità ed una giocosa superficialità emozionale.
Storie incrociate e sovrapposte, cambiate, sconfitte, vincenti, esauste, rinate. Ciascuno affronta e vive l’ amore in modo diverso, figlio di un passato irrisolto e di una casualità non indirizzabile, ma c’è dell’ altro, se di vero amore si tratta.
Ed allora trauma e separazione segnano fine ed inizio, presentano la stessa storia o un’ altra storia, riconsiderando il passato, rivivendo il dolore della perdita, la forza del silenzio, la bellezza dell’ abitudine, l’ esplorazione del noto, la paura dell’ ignoto, rivalutando un presente comunque diverso e la gioia della condivisione, prima che sia tardi, troppo tardi, irrimediabilmente e definitivamente….