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Da soli
 
Da soli 2018-03-29 13:23:38 Mian88
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    29 Marzo, 2018
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Solitudini a confronto

«Questi sono due modi della mia scrittura: quello femminile, più intimo, in cerca di nuove sensazioni che sono ancora senza parole, e quello maschile, ereditato da millenni di cultura dei padri, si affiancano, si accavallano, armonici o in conflitto: sono entrambi io» p. 7

Due coppie, Andrea e Marta da un lato e Piero e Laura dall’altro. Un incontro sul ponte di una nave, venticinque anni prima, due matrimoni, due figli i primi, tre i secondi, una doppia separazione quella del presente. Marta lascia Andrea perché schiacciata dalla vita di coppia, da quella solitudine dettata dalla consuetudine, da quel ricordo di un padre scappato per le stesse identiche ragioni, dal desiderio impellente e folgorante di indipendenza, al contrario Piero lascia Laura perché non si sente amato e perché desideroso di conquistare una presunta libertà che di fatto soltanto il legame coniugale era in grado di dargli. E così, nella seconda metà della vita ti riscopri un fiume in piena, un fiume alimentato dalla foga di chi scappa e dalla calma di chi resta, da quel silenzio che adesso è proprio di stanze riempite di un vuoto tanto ricercato, di serie tv sul divano, di pasti da rosticceria presi all’ultimo e consumati in ambienti sconosciuti e arricchiti da foto ricordo di un passato sempre più sbiadito, da una rinnovata complicità con i figli, dalla riscoperta del corpo, del tempo, dei pensieri, di sé stessi, di quel che si era e di quel che si è.
Una storia di solitudini è quella che ci narra Cristina Comencini con il suo ultimo romanzo “Da soli”. È un libro, questo, dove la maturità propria dell’età dei protagonisti non traspare a dimostrazione che anche in una fase dell’esistenza di solito associata a calma, saggezza, esperienza e bilanci, si è invece preda di tempeste, si è prodighi alle decisioni e non si ha timore di lasciare e di separarsi dal passato perché quel futuro è ancora un desiderio intatto e costituisce un traguardo da raggiungere e conquistare. Ci si risveglia e ci si chiede: “Quando ho iniziato a nascondermi? Quando la mia sfera dell’io è diventata maggiore della sfera del noi? Perché ho cercato di cautelarmi lasciandomi una dimensione individuale a discapito della coppia? E alla fine, alla fine dei giochi, cosa resta”?
Di fatto questi destini non si separano mai del tutto. La sofferenza, le disillusioni, i tradimenti, le passioni e anche quel vissuto che si è trascorso insieme è e resta un qualcosa di vivo e pulsante. Perché lo stesso malessere non è mai dell’uno, bensì è di tutti. Può essere rappresentato in modo diverso tra uomo e donna, ma alla fine tutto si mescola e sovrappone, confondendosi.

«Il nostro mondo è fatto di separazioni, di individui liberi e soli. Lo sarà sempre di più. Forse si resterà insieme fino alla crescita dei cuccioli, come in alcune coppie di animali, e poi tutti in mare aperto, incrociando ogni tanto qualche altro nuotatore, ci si ferma per un po’ a riposare su un’isola, per poi riprendere a dare bracciate, immersi nei pensieri solitari, tra messaggi silenziosi, qualche rara telefonata, senza voci.» p. 10

Con questa opera l’autrice dà voce nella dimensione della rottura a due voci, a due cori, il cui confine tra l’uno e l’altro è sottile, tanto che soventemente finiscono con l’invertirsi, l’amalgamarsi. Il tutto in un continuo alternarsi di quegli stereotipi per cui la donna è la parte debole, fragile e abbandonata e l’uomo è l’insofferente alla realtà familiare.
E così, mentre un uomo fugge perché convinto di non essere amato e mentre una donna è alla ricerca dell’autonomia tardiva, il fato sopraggiunge inarrestabile in quanto non si può fuggire da quello che è la sorte di tutti dovendosi difendere dal sopraggiungere di eventi non programmati quali il dolore e la malattia.
Rinascita, senso di fallimento, rottura, ricostruzione, il rischio di cadere in una voragine, la tentazione di essere felici, la fatica di restare a galla magari crogiolandosi nelle illusioni ma pur sempre senza quella maturità che lo scorrere degli anni comportano, è l’elaborato della sceneggiatrice. Perché per quanto Marta, che di lavoro è una ristrutturatrice d’interni, sia alla ricerca di novità e di continuo cambiamento, non si è mai liberi da quel fardello, da quella valigia pesante e ingombrante, che fa parte del nostro trascorso. Una valigia, in realtà, doppia.
Uno scritto psicologico, riflessivo, da leggere con calma e sui cui meditare.

«L’altra volta, quando ora, tra dieci anni, per sempre, un anno ancora, tre giorni, domani… Il significato di quello che ci è accaduto, la morte, la separazione, è indecifrabile e chiarissimo, un insieme di eventi futuri, presenti, passati, che muoiono e tornano a esistere. La sua mano si posa sulla mia, la contiene tutta, la tiene stretta.» p. 109

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Commenti

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Che bella recensione! brava ha colto appieno il senso intimo del libro. Mi riprometto di leggerlo al più presto, deve meritare veramente!
In risposta ad un precedente commento
Mian88
30 Marzo, 2018
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Grazie di cuore Ornella, non vedo l'ora di leggere la tua opinione in merito e sapere cosa ne pensi. La lettura è rapida ma è anche uno di quei libri che arrivano con tutto il loro fragore a qualche giorno di distanza dalla conclusione. Tienimi aggiornata che sono curiosa! A presto
Maria
Maria, una bellissima recensione!!!
Si capisce proprio che la lettura ti ha coinvolta per davvero!
Bravissima come sempre! Semra un romanzo davvero interessante! :)
RECENSIONE INTELLIGENTISSIMA E APPETITOSA : VOGLIO VEDERe SE ALLA BIBLIOTECA VICINO A CASA MIA , TRA LE NOVITà, C'è QUESTO LIBRO.
GRAZIE MIAN
SCUSATEMI PER I CARATTERI MAIUSCOLI , MA SENZA OCCHIALI E POCHISSIMO EWMPO A DISPOSIZIONE ...
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