Dettagli Recensione
La dinamica della violenza intrafamiliare
E’ il racconto di ciò che accade il 4.5.2001, nell’arco delle 24 ore, a vari personaggi, tutti legati fra loro a vario titolo (conoscenze, famiglie ricomposte, parentela, amori clandestini). Tutti i personaggi sono ben caratterizzati a livello psicologico, la Mazzucco tratteggia sapientemente soprattutto Emma e Antonio, i protagonisti di tutto l’intreccio. Coppia con due figli, lui non accetta la separazione e dopo che lei si è rifugiata dalla propria madre con i due figli, lui mette in atto comportamenti di stalking per farla desistere dalla sua intenzione di interrompere il matrimonio. Vi è descritta benissimo la tipica dinamica patologica della violenza intrafamiliare (specialmente nel capitolo “quindicesima ora”), spicca la lucida follia di Antonio, il prendere forma del suo piano, come egli considera Emma un suo “possesso” , i timori di lei nel momento di sporgere denuncia contro il marito, la minimizzazione degli eventi da parte della vittima, i dubbi della donna, i sensi di colpa nonostante i soprusi subiti, la sofferenza dei figli Kevin e Valentina per la mancanza del padre, col figlio minore che arriva al punto di scrivere in un compito a scuola che il padre è morto, e spera che il padre biologico sia un altro e che un giorno si farà vivo per proteggerlo; la primogenita Valentina in un’età adolescenziale tipicamente a rischio, è attratta da compagnie malsane e ne subisce passivamente l’influenza; Emma lavora, deve sbarcare il lunario, e i bambini sono spesso soli, ospiti dalla nonna materna che non è certo un sostegno morale per la figlia Emma. Il finale è drammatico e scioccante, come già espressamente anticipato nell’introduzione. Romanzo purtroppo attualissimo, stante la cronaca. Cosa poteva fare Emma di diverso? Sono questioni così personali, delicate e complesse quelle che orientano i comportamenti delle persone che non è possibile dare una risposta univoca; però vorrei qui dare un input per andare oltre all’approccio vittimistico che vede la donna appunto vittima dell’uomo violento, e lo faccio chiedendomi quanto Emma sia stata parte attiva nel mantenere nel tempo il legame malato, ad esempio nel momento in cui davanti al Maresciallo dei Carabinieri che raccoglie la sua denuncia, lei pensa “Antonio, Antonio mio. Se lo denuncio, lo rovino. Lo sospenderanno. Il lavoro è tutto quello che gli resta. Se dico la verità gli tolgo l’unica possibilità di risollevarsi. E questi uomini, mi crederanno? ….. se alla fine lo condannano, gli toglieranno anche bambini. Ho diritto di farlo? I bambini hanno bisogno di lui …Antonio non mi ha uccisa, dopotutto. E a loro non ha mai fatto del male” (nel capitolo “diciassettesima ora”). Questo solo un brevissimo estratto, ma nel racconto veniamo a sapere dalle riflessioni dello stesso Antonio che ha mandato Emma in ospedale “solo” cinque volte in 12 anni. E allora che significato assume per la donna rimanere lì , incastrata e incapace di uscire dalla spirale della violenza? Perché le donne rimangono? Si esplicita anche che Kevin era stato concepito proprio per salvare la coppia, quindi il padre prova rancore verso il figlio, perché non è riuscito nell’intento .. come possono portare certi pesi, i bambini?
Quindi il testo pone e propone parecchi spunti di riflessione. A tratti prolisso (si potevano tagliare decine di pagine superflue) , ma nel complesso una scoperta tale per cui leggerò anche gli altri libri di questa Autrice