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La vita finora
 
La vita finora 2018-03-14 12:26:09 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    14 Marzo, 2018
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I tanti volti del Male

“[…..]non siamo mai sazi di padre, nessuno di noi. La fame di padre ce la trasciniamo per tutta la vita. Non ne abbiamo mai abbastanza, non tanto del padre vero [….] ma proprio di quelli vicari, o immaginari. Dio, il medico dell’Asl, il poliziotto buono, il capo. Qualunque capo: del branco, del governo, dell’ufficio. Anche il prof, perché no? [….] e il parroco, naturalmente.

Se c’è uno scrittore che conosce e sa descrivere il mondo dei giovani, quello è Raul Montanari.
Nel suo ultimo bellissimo romanzo Montanari ci pone di fronte ad alcuni tra i temi più scottanti e problematici della società contemporanea: primo tra tutti il rapporto genitori/figli, insegnanti/allievi, genitori/insegnanti, ma anche l’evidente degenerazione e accentuazione del bullismo dovuto all’uso spregiudicato e delinquenziale dei moderni mezzi tecnologici, il diffondersi delle droghe pesanti tra i giovanissimi, con una conseguente alterazione della personalità che scaturisce il più delle volte in violenza fisica e psicologica. Nessuna superficialità nel trattare argomenti così impegnativi e così seri. Ogni personaggio ha uno spessore psicologico che lascia trasparire uno studio approfondito del carattere da parte dell’autore. Ciò fa sì che ci troviamo di fronte a una galleria di personaggi simili ai molti che malauguratamente si incontrano oggi un po’ dovunque.
Il luogo in cui la storia si svolge è molto importante: una piccola bella valle poco lontano da Milano, un microcosmo isolato dal resto del mondo, dove tuttavia non regnano armonia e pace ma la prepotenza e l’arroganza di un gruppo di persone che prevarica il resto della comunità . La scuola media inferiore, nella quale giunge Marco, per esercitare la sua professione di insegnante, è,come sempre accade, specchio della società civile che popola la valle.
Marco non è e non vuole essere un eroe. Anzi è l’antieroe per eccellenza che tuttavia, consapevole dei suoi limiti, trova l’unico coraggio credibile in tempi come questi, un coraggio che non prescinde da un misto di paura e di viltà, per affrontare con dignità una situazione difficile. A lui, cresciuto ed educato da un padre manesco e gretto e una madre meschina, si contrappone Rudi, il capobranco, spavaldo e prepotente. È molto interessante notare come questi due personaggi abbiano reagito diversamente ad un rapporto del tutto negativo con i genitori. Marco, umiliato nell’infanzia e spesso maltrattato, ha sviluppato un grande desiderio di autonomia e indipendenza, ha puntato sull’impegno e ha potuto staccarsi con dignità dall’ambiente familiare, senza avere mai assunto il padre come modello di vita. Rudi, al contrario, pur mortificato nell’ambiente familiare da un padre rozzo e prepotente, vede nel genitore un modello da seguire e sviluppa e accentua quell’aggressività che lo annienterà. Il rapporto genitori/figli viene dunque attentamente analizzato dall’autore anche negli altri personaggi.
Caduta ogni barriera di rispetto e autorità anche per l’intervento negativo e controproducente dei genitori che si schierano in difesa di figli problematici e ribelli, il rapporto insegnante/allievo diviene una continua sfida, un continuo gioco di provocazione. L’arroganza dei padri altro non è che la manifestazione di un consapevole fallimento del loro ruolo di educatori.
Fin qui si potrebbe sostenere, a ragione, che il problema del rapporto generazionale è sempre esistito anche nel passato. Oggi, tuttavia, le cose sono cambiate, perché sono intervenuti fattori nuovi che hanno contribuito ad aggravare la situazione in modo allarmante: la droga e il cyberbullismo.
L’assoggettamento del più debole, la violenza psicologica e sessuale sono purtroppo fenomeni che si stanno diffondendo pericolosamente, come testimoniano le cronache di questi tempi. L’orrore che ne scaturisce non può certo cancellare quello generato dalle guerre, dalle persecuzioni e le stragi, ma di sicuro non è meno rilevante. E qui il personaggio dell’ambiguo maggiore Novak è emblematico.
La brutalità giovanile e la violenza della guerra, temi di grande attualità su cui riflettere. D’altronde è questo il fine della letteratura: raccontare delle storie che ci facciano riflettere, porci di fronte ai problemi reali della nostra società, perché se ne possa prendere coscienza e si possa in qualche modo contribuire ad affrontarli se non risolverli.
Un romanzo molto molto bello, una storia che ci riguarda tutti.

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Commenti

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Me lo segno, affine al mio universo per svariati motivi, come sai. Ciao cara.
Ciao Laura. Ero certa che l'argomento sarebbe stato di tuo interesse. Descrive una realtà che purtroppo non è raro incontrare specialmente in certi ambienti un po' ostili al dialogo e poco propensi al rispetto del prossimo. Chi è passato per le aule scolastiche probabilmente avrà almeno una volta sperimentato esperienze simili, anche se magari non così estreme.
Ciao Annamaria, lo sto leggendo! È il primo libro per me di questo autore: quando ho visto la sinossi ho subito voluto conoscerne il contenuto. È infatti affine anche al mio universo.
Un caro saluto
Chiara
Ciao Chiara, spero che piaccia anche a te come è piaciuto a me. Un abbraccio.
Anna Maria, la tua bella recensione e l'eccellente valutazione ci rassicurano sul livello di questo libro. Eppure il rovistare su temi legati alle problematiche su cui giustamente la nostra attualità spesso si occupa non riesce a interessarmi : così presi dalla cronaca di tutti i giorni, sento la necessità di una letteratura che sia lontana da ciò e che si occupi di aspetti più ampi e profondi, per poi tornare alla quotidianità con uno sguardo rinnovato.
Capisco, Emilio. Un'esigenza di cui tenere assolutamente conto.
Ho scoperto questo autore con "Sempre più vicino", proprio grazie alla tua recensione, Annamaria.
Dopo la tua ottima presentazione, non mi lascerò scappare questo titolo.
Grazie. Un caro saluto.
Manuela
Spero che ti piaccia come è piaciuto a me, Manuela.
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