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Un kit perfetto. Da Ikea dei clandestini
Il piccolo Enaiatollah lascia l’Afghanistan per sfuggire le persecuzioni alle quali sono sottoposti gli hazara ad opera di talebani e pashtun. Custodisce nel cuore pochi consigli che la mamma gli ha impartito: “Tre cose non devi mai fare nella vita… La prima è usare le droghe…. La seconda è usar e le armi… La terza è rubare.”
Il romanzo è il racconto che il piccolo riversa sullo scrittore Fabio Geda e narra il lungo, pericoloso viaggio attraverso Pakistan, Iran, Turchia, Grecia, per raggiungere l’Italia con il miraggio di un futuro migliore.
È una selezione spietata quella che designa la sopravvivenza dei migranti. Il piccolo Enaiat la vince grazie all’intraprendenza, alla determinazione e a qualche piccolo espediente.
L’avventura è coinvolgente, non può lasciare indifferenti e induce riflessioni sui mali e sulle sperequazioni che affliggono il nostro pianeta. Particolarmente toccanti sono il viaggio attraverso i monti della Persia e della Turchia e la traversata di un drappello di ragazzini verso la Grecia, su un gonfiabile che è “Un kit perfetto. Da Ikea dei clandestini”.
Dopo tanto peregrinare, perché fermarsi in Italia? “Come si trova un posto per crescere, Enaiat? Come lo si distingue da un altro? Lo riconosci perché non ti vien voglia di andare via.”
Giudizio finale: commovente, emozionante, ci sprofonda nella vergogna e ci rinfaccia lo scandalo che quotidianamente si consuma nell’indifferenza o, peggio ancora, nel razzismo. Ci interroga infine sull’utilità di certi libri, che magari hanno anche successo commerciale…
Bruno Elpis