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LA SOLITUDINE DEI NUMERI ULTIMI
LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI? se si continua così anche ultimi!
Mi ero riproposto trattandosi di un opera prima di usare guanti di velluto,
cosa difficile per me,
specie quando col guanto mi ci sentivo schiaffeggiato a ogni voltar di pagina.
Mattia e Alice protagonisti antieroi moderni, sono due personaggi che vivono un infanzia che Virginia Wolf in confronto è Pippi Calze lunghe, tra sorelle sperdute, gambe rotte e autolesionismo (anche per cancellare tatuaggi), non c'è neanche uno straccio di un doveroso psicologo ad aiutarli a superare il trauma,
ma indubbiamente lo psicologo sarebbe un segno di speranza!! esiliato!
Game of thrones? No, La solitudine dei numeri primi di Giordano,
un libro che mi hanno consigliato tutti, ottimo motivo per non leggerlo ma la tentazione fa il fratello unico, e Mattia lo sa bene.
Dopo i brutti fattacci adolescenziali Passano gli anni e si comincia a sperare in una redenzione nella maturità psicologica dei personaggi, sognando delle fenici che risorgono dalle ceneri che imparano ad amare anche le loro cicatrici...ma col cavolo! figurati!!
Per i due protagonisti la maturità è la sagra del mai una gioia!
E dove mancano alla storia nuove disgrazie per Alice e Mattia, il cinico scrittore risolve tramutando i suoi protagonisti inperfetti asociali e pieni di psicosi.
Così Mattia diventa un misto tra Leopardi e il contabile Silvano di camera cafè, e Alice diventa una bridget Jones al contrario, anoressica e distruggi matrimoni.
Ecco che lentamente a metà libro cominci a capire che Giordano si crogiola nel cercare di stupire il lettore con scenari sempre più depressi e desolati.
Certo i drammi infantili e adolescenziali li abbiamo avuti un po' tutti e tutti li portiamo per tutta la vita ma questo non ci tramuta per tutta la vita in sfigati cronici alla Paolino Paperino.
Unico barlume di speranza era la sorella menomata che poteva non essere morta e naturalmente cancellata subito.
Se Giordano avesse messo un cane nella storia a metà libro sarebbe morto investito.
Concludo dicendo che in un romanzo dove nessuno si salva, ma manco un vicino, il libro non è un percorso di vita, è un percorso di morte, sabbie mobili senza rami, un affogare col sorriso che lascia un vuoto ai lettori nelle ultime pagine che per superarlo dovremo andare in analisi noi!
Numeri primi? Visto l'andazzo facciamo anche ultimi!
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