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Vite non comuni
Paolo Sorrentino edita con Mondadori Gli aspetti irrilevanti. Un registra straordinario, uno scrittore di grande valore: con ventitré profili di uomini e donne mai conosciuti, ma immortalati dal fotografo Jacopo Benassi, crea un romanzo corale immaginando l’esistenza di ciascuno dei personaggi presentati. Una intuizione quasi “lombrosiana”, per un affresco in cui si alternano storie, piccoli gesti, paure, esitazioni, gioie e dolori, speranze. Gli odori, i ricordi, le sensazioni vengono mescolati con quello che sguardi, espressioni, pose e abiti dei personaggi gli hanno ispirato. Nella galleria delle esistenze passa dalla impostazione ironica a visioni quasi drammatiche, sempre condite da una satira arguta.
“Se vivere la propria vita è un affare increscioso, l’unica possibilità che rimane è vivere la vita altrui.”
Così Sorrentino, per questa ragione “basica e vigliacca”, si dedica al cinema. Sfilano personaggi memorabili: da Elsina Morone, miliardaria, impareggiabile, “ancheggiatrice”, con una esperienza da Pilota di Formula Uno, a Valerio Affabile, pluriomicida, camorrista, che per comunicare usava le sue grandi ani da lavoratore della terra (dodici omicidi da strangolatore solitario e silenzioso), la cui vita interiore è popolata dall’istinto triste del cantautore, o ancora Arcadio Lattanzio, il grande inconcludente, beneventano,, inetto, con quattrocento iniziali di romanzo senza seguito. Donne Emma, portinaia in uno stabile, ha una cattiveria “della grandezza della Russia”, organizza complotti mentalmente per far scorrere il tempo più in fretta. Il portierato è un 41 bis camuffato da libertà, mentre Aristide Perella ha una opinione su qualsiasi cosa, inventa aneddoti di irrilevante potenza, va avanti come un treno finchè la gente non scappa con la scusa che sta morendo qualcuno a casa e lui si offre di “portare il moribondo in ospedale”. La giocatrice infaticabile è Linda Giugiù che, persino da ricoverata per un infartino, mette giù un giro di poker tra infermieri e “al cospetto di Dio, vigoroso e scarmigliato, ha chiesto se aveva voglia di giocare con lei”. L’ultimo personaggi, Settimio Valori (l’autore) regista amatoriale di filmini controversi, permeato di nostalgia, rimpiange quella vita di antenati sconosciuti fatta di candele e sussurri. Nel giro di una frase, dal dolore si passa al riso, dalla tragedia alla farsa. La potenza del narratore dallo stile graffiante, pur nella assurdità di certe vicende, fa sì che possano risultare credibili. Una simpatica lettura.