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Le otto montagne
 
Le otto montagne 2018-02-17 15:00:28 Vincenzo1972
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    17 Febbraio, 2018
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Voglio andare a vivere in montagna..

Pietro, protagonista di questo romanzo con cui Cognetti ha vinto il premio Strega 2017, è un montanaro.
Non di nascita, però, essendo vissuto a Milano dove i suoi genitori, dopo il matrimonio celebrato in una chiesetta ai piedi delle tre cime di Lavaredo, si erano trasferiti per motivi di lavoro .. un montanaro acquisito, potremmo dire, perchè ereditando dal padre e dalla madre l'amore per la montagna non ha mai sentito come sua la casa in città; i viali, le strade ingombre di gente ed intrise di aria affumicata dai gas di scarico delle automobili gli sono praticamente sconosciute, nonostante le percorra ogni giorno: perchè la città è come una gabbia per lui, da cui non vede l'ora di fuggire, per raggiungere quel mondo che a malapena intravede dal suo appartamento al settimo piano quando il cielo è più terso, il profilo imponente e signorile della catena alpina, la montagna.
'Poi in certi rari giorni di vento, in autunno o in primavera, in fondo ai viali di Milano comparivano le montagne. Succedeva dopo una curva, sopra un cavalcavia, all'improvviso, e gli occhi dei miei genitori, senza bisogno che uno indicasse all'altra, correvano subito lì. Le cime erano bianche, il cielo insolitamente azzurro, una sensazione di miracolo.'
Il sentimento che Pietro nutre per la montagna non è solo amore, è qualcosa di più forte, di vitale: allontanarlo dalla montagna sarebbe come togliere un pesce dal suo mare e costringerlo a vivere tra le pareti scarne di un acquario. Soffrirebbe come soffre il padre quando certe notti 'non ne poteva più, si alzava dal letto, spalancava la finestra come se volesse insultare la città, intimarle il silenzio'.
Per questo motivo Pietro letteralmente rinasce ogni volta che, terminata la scuola e col sopraggiungere dell'estate, si trasferisce a Grana, un paesino sperduto sulle pendici del Grenon (nomi fittizi di luoghi reali probabilmente localizzati tra i monti della Val d'Aosta), dove i suoi genitori hanno acquistato una piccola abitazione, modesta, poco spaziosa, ma che sarà per Pietro la custodia dei suoi ricordi più belli.
Non solo belli, in realtà, anche ricordi di momenti più tristi, che portano dietro amarezza e rimpianti; pur sempre, tuttavia, ricordi indelebili, sedimentati nell'anima così come gli antichi ghiacciai sono divenuti ormai epidermide delle montagne su cui si sono formati e non si disperdono come neve fresca all'arrivo della primavera.
Ricordi di luoghi, di paesaggi in cui la montagna domina incontrastata, con la sua imponenza regale sovrasta le valli e gli uomini che le abitano.
Ed è comprensibile il senso di meraviglia che travolge chi giunge al suo cospetto per la prima volta, è immenso lo spettacolo che si mostra dinanzi agli occhi di chi, invece, è nato e vissuto in città.
E' una continua scoperta, ogni angolo, ogni sentiero nasconde colori, suoni, immagini sempre diversi che, soprattutto nella stagione calda, inebriano i sensi e svuotano mente ed anima di tutto ciò che pesa, che preoccupa: è come se il corpo ricevesse una trasfusione di pace e serenità.
Con l'autunno poi la montagna rivela l'altra sua faccia, quella più austera, inesorabile: un dualismo che riflette in un certo senso l'alternanza tra luce ed ombra, bene e male, principio universale ed antico che governa la vita dell'uomo e del cosmo.
'Le nuvole nascondevano le montagne alla vista e toglievano volume alle cose, ma anche in una mattinata del genere riuscivo a cogliere la bellezza di quel posto. Una bellezza cupa, aspra, che non infondeva pace ma piuttosto forza, e un pò d'angoscia. La bellezza dell'inverso.'
E la montagna non è semplice testimone, osservatrice passiva ed inerte della vita che scorre tra le sue valli e lungo i suoi pendii: la montagna inevitabilmente forgia il carattere, la personalità di chi ci dimora, impone le sue regole e le sue condizioni, irremovibili, che piacciano o no.
Lo sa bene Bruno, che a differenza di Pietro, sulla montagna è nato e cresciuto; la montagna è stata la sua scuola, non tra i banchi di una classe ma tra i pascoli sorvegliando il gregge o nell'alpeggio dove aiuta lo zio nel suo lavoro di montanaro.
La montagna diventa il loro anello di congiunzione, suggella la nascita di un rapporto di amicizia tra i due ragazzini che sopravviverà al tempo e agli anni quasi ereditando la granitica resistenza della montagna stessa.
Un'amicizia capace di rimanere silente per nove mesi l'anno e rianimarsi d'estate quanto Pietro torna in montagna con i suoi genitori ed ogni volta che rivede Bruno è come se fosse trascorso solo un giorno dall'ultima volta, come se non si fossero mai allontanati.
Ciò che conta per loro è avventurarsi nuovamente tra sentieri inesplorati, tra le macerie di mulini abbandonati e rocce impervie su cui arrampicarsi.
Un'amicizia sana, pura, inattaccabile, scevra da qualsiasi forma di invidia e gelosia, nonostante l'indole differente dei due ragazzi che comunque vivono in contesti sociali e familiari alquanto eterogenei.
Anzi sarà proprio tramite Bruno che Pietro riuscirà negli anni a rivalutare il rapporto con suo padre comprendendo meglio alcuni aspetti del suo carattere ed alcuni atteggiamenti che, da ragazzo, gli sembravano a volte ostili nei suoi confronti: capirà che quello era solo il suo modo di volergli bene, di educarlo, trasmettendogli il suo stesso amore per la montagna che non è solo una semplice passione ma una palestra di vita:

-Guarda quel torrente, lo vedi? - disse.
-Facciamo finta che l'acqua sia il tempo che scorre. Se qui dove siamo noi è il presente, da quale parte pensi sia il futuro?
Ci pensai. Questa sembrava facile. Diedi la risposta più ovvia: -Il futuro è dove va l'acqua, giù per di là.
-Sbagliato, -decretò mio padre. -Per fortuna-.
Cominciai a capire un fatto, e cioè che tutte le cose, per un pesce di fiume, vengono da monte: insetti, rami, foglie, qualsiasi cosa. Per questo guarda verso l'alto, in attesa di ciò che deve arrivare. Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il passato è l'acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c'è più niente per te, mentre il futuro è l'acqua che scende dall'alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte.
Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa.

Da questo punto di vista, l'opera di Cognetti può essere considerata un romanzo di formazione: con un linguaggio limpido, pulito, evocativo ma mai ampolloso anche quando si sofferma nelle descrizioni paesaggistiche, l'autore racconta una storia di fantasia ma che senza difficoltà ognuno di noi può percepire come reale, perchè le sensazioni, le riflessioni del giovane Pietro sono esternate con tale naturalezza e spontaneità, senza la minima forzatura, che il lettore può riconoscerle come proprie, quasi fossero autobiografiche.
E' la storia di Pietro che da bambino diventa uomo senza mai abbandonare il richiamo della montagna, seguendo le orme del suo amico Bruno e di suo padre ma senza lasciarsi soggiogare dal loro istintivo atteggiamento di sfida verso la montagna: sfida alimentata dal desiderio di dominarla, o raggiungendo le vette più alte ed inesplorate o illudendosi, come Bruno, di poter costruire una casa ed una famiglia in un ambiente che per gran parte dell'anno diventa ostile e poco vivibile.
Una filosofia di vita ben condensata nel mandala di origine asiatica che rappresenta il mondo con un monte altissimo al centro, il Sumeru, ed intorno otto montagne, meno imponenti, e circondate da otto mari: c'è chi tra gli uomini, con ostinazione e forse anche superbia, tenta di raggiungere la vetta del monte Sumeru e chi invece, con maggiore consapevolezza dei propri limiti, preferisce vagare tra le otto montagne alla ricerca di una propria identità.

"E' sulle cime che andiamo. Scendiamo solo quando arriviamo dove non si può più salire."

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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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Bella presentazione, Vincenzo.
Un libro che merita, quindi.
Sono talmente diffidente verso la produzione letteraria italiana di quest'ultimo periodo, che scelgo spesso e volentieri in quella straniera. Ma qualche eccezione si può pur fare.
In risposta ad un precedente commento
Vincenzo1972
17 Febbraio, 2018
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Ciao Emilio, direi che merita sicuramente. Soprattutto se ami la montagna come me.
siti
18 Febbraio, 2018
Ultimo aggiornamento:
18 Febbraio, 2018
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Bel commento, lo vorrei leggere.
Bellissima recensione Vincenzo per un libro che sicuramente merita di essere letto.
Interessante recensione. Libro da leggere, non fosse altro perché anche io aprendo le finestre vedo l'arco alpino e in effetti è vero, ci sono dei giorni in cui sei in auto e il cielo è limpido e vedi in lontananza le montagne in tutta la loro maestosità e splendore e ti viene proprio voglia di raggiungerle. Hanno un' effetto magnetico.
In risposta ad un precedente commento
Vincenzo1972
20 Febbraio, 2018
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Di dove sei?
In risposta ad un precedente commento
Dany83
20 Febbraio, 2018
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Ciao, io sono di Novara, praticamente nel bel mezzo della Pianura Padana tra le risaie :-/
Però le Alpi sono vicine e si vedono molto bene quando c'è bel tempo :-D
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