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il baco del calo del malo
Racconto autobiografico e insieme affresco di un mondo perduto; un passato che riaffiora solo grazie al ricordo di una lingua viva e così “famigliare” da depositarsi in ogni piccola piega della memoria. Solo così Natalia può restituire la spensieratezza e la serietà dei discorsi fatti in casa, solo attraverso questo può raccontare del piccolo universo umano e intellettuale che in un tempo difficile e lontano dall’io che scrive ha gravitato attorno la famiglia Levi.
A chi ha già letto servirà forse sentire frasi come «non fate negrigure» o «non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci!» per sentire la necessità di sfogliare un’altra volta le pagine di questo magnifico racconto; a chi non lo conosce ancora, basterà magari invece l’onnipresente filastrocca «il baco del calo del malo; il bece del chelòe del melo» per farsi incuriosire da una storia triste e dolcissima come la vicenda che la innesta.
Insomma, per tutti quanti è indispensabile rimediare!