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Claustrofobico
La sperimentazione del postmoderno in letteratura, ostica e un tantino snob, non è probabilmente adatta al palato di tutti i lettori. Certamente, non a quello della sottoscritta, che ha faticato a finire il romanzo in questione, per quanto breve.
Pregevoli alcuni passaggi, con frasi interessanti e ben cesellate, raffinata e non priva di humour la prosa, dotti i numerosi riferimenti letterari, ma al di là di tutto ciò la noia incombe.
Noia, e persino un senso di claustrofobia mai sperimentato prima, per l'ambientazione surreale, certo, ma soprattutto perché le pagine sembrano infinite e non si fa altro che buttare un occhio al numero di quelle ancora restanti.
E' la seconda opera di Calvino che mi capita di leggere dopo Il sentiero dei nidi di ragno, che non mi ha entusiasmato, sia pure per motivi diversi.
Riproverò con qualcos'altro, riconoscendo comunque allo scrittore un talento di fondo che sarebbe forse opportuno approfondire, e seguirò - parafrasando una delle frasi del libro - “la via della sapienza, che richiede di pensarci su e imparare a poco a poco”.
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Commenti
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Questo non l'ho letto ma il tuo no lo tramuto subito in un sì.
Marcovaldo, sicuramente!
Ho riprovato a distanza di anni, trovandolo molto bello e decisamente originale.
Potresti riprovare anche tu, lasciando passare qualche tempo. Di Calvino ti posso consigliare "Se una notte d'inverno un viaggiatore": secondo me, un capolavoro! :)
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