Dettagli Recensione
Capolavoro?
Travagliatissima fu la vicenda editoriale di questo romanzo che non so se possa essere definito un capolavoro, né mi sento di poter giudicare in tal senso. Per alcuni aspetti potrebbe esserlo, per altri forse meno.
Lasciando ad altri lettori l’ardua sentenza, posso però affermare che “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza è un libro inatteso, intenso e sorprendente, sia per contenuto che per stile narrativo. Tra queste pagine palpita la storia di una donna che, con il suo carisma e la tenace rivendicazione della propria libertà (anche di tipo sessuale), attraversa i decenni sullo sfondo della grande Storia e di una Sicilia sempre indiscutibilmente affascinante. Quella di Modesta, la protagonista, è una figura che a poco a poco emerge nella sua straordinarietà: un personaggio certo sfortunato, ma che ha saputo giocare al meglio le carte del destino, riuscendo a costruire un'esistenza vissuta e assaporata appieno, senza apparenti rimorsi né rimpianti, senza cedere ai ricatti né dei vecchi né dei giovani, fino a scoprire che gli anni della maturità sono di gran lunga migliori rispetto a quelli acerbi e inquieti della giovinezza. Inutile addentrarsi nella trama, sia pure a grandi linee: occorre leggere il libro, dall’inizio alla fine, non ci sono anticipazioni che possano spiegare l’essenza di un’opera come questa.
Ricca di un fascino per buona parte – oserei dire – quasi ottocentesco, sebbene l'ambientazione temporale rientri pienamente nel secolo scorso, la prosa intreccia in perfetta armonia insieme all'asettica e più convenzionale terza persona un io narrante intimo e suggestivo che sembra dare al lettore la sensazione di accedere alle emozioni e ai pensieri più profondi di chi racconta. Numerosi i personaggi che ruotano attorno a quello della “principessa”, e diversi quelli degni di nota; per quanto mi riguarda, ho apprezzato in modo particolare le figure di Beatrice e di Carmine, portatrici, ciascuna a modo suo, di elementi che impreziosiscono le vicende narrate.
Un romanzo-fiume, dove tanti sono i temi trattati, alcuni dei quali avranno forse fatto storcere il naso a quegli editori che, in un ventennio di ferrei rifiuti editoriali, s'erano degnati di leggere almeno in parte il corposo dattiloscritto nel quale l'autrice, fermamente convinta del valore del proprio lavoro, aveva riposto molte speranze. Purtroppo per lei, il libro è stato infine pubblicato postumo e il successo in patria è giunto soltanto dopo la sua scoperta all’estero. Nel complesso, una storia che mi ha molto colpita e che per giorni mi ha tenuta letteralmente incollata alle pagine; tuttavia, non posso nascondere che, se la lettura mi ha assorbita completamente fino a oltre la metà del libro, tant’è che mi dispiaceva interromperla pure per dormire, da un certo punto in poi della terza parte la narrazione in generale, a parte qualche eccezione, non è riuscita a tenere desta la mia attenzione come in precedenza. Peccato, mi sarebbe piaciuto accendere anche la quinta stella.
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Ma il tuo bel commento ha incuriosito anche me! Grazie per la proposta.
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