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La vita è uno stato mentale
Il maestro Corrado Lazzari, protagonista del romanzo di Francesco Carofiglio, è la solita storia d’amore – filone piuttosto sfruttato nella narrativa, ma anche nelle canzoni – tra docente e discente?
Corrado Lazzari è stato un grande in campo artistico e, per l’egocentrismo tipico di molti artisti, ha forse distrutto la sua storia d’amore con Francesca.
Si ritrova solo (“Non tornerà mai in scena”), anziano, a rimpiangere i fasti (“Ripiegata accuratamente tra i fogli, ritrova la locandina dello spettacolo”), il prestigio (“Quella volta andò a vederlo anche Sartre”), il carisma (“Una volta incontrò anche Genet”) e il successo del tempo che fu.
Alessandra è una giovane studentessa (“Faccio una tesi sulla storia della messa in scena di Shakespeare in Italia”), porta il pranzo al maestro e uno squarcio di sentimento (“Alessandra è il suo pubblico”) nella solitudine del vecchio.
Il sottofondo è malinconico e amaro (“Non è mai presto. Quanto tempo perduto a immaginarsi il futuro. Quanto tempo passato a consegnare la vita a un futuro perfetto, mai avverato. Non è mai presto, ma è tardi. Te ne accorgi quando è tardi”), la storia è imbastita sulle opere di Shakespeare e sorretta da citazioni (“La fantasia è un posto dove ci piove dentro” - Calvino), lo stile ha i toni della sceneggiatura, è molto dialogato (con frequente ricorso alle sospensioni del tipo «…») e con qualche frase d’effetto (“La vita è uno stato mentale”).
Ma allora, riprendendo la domanda iniziale, è la solita storia tra docente e discente? Sì, secondo me manca qualche guizzo che potrebbe differenziare la storia...
Giudizio finale: sceneggiato, agrodolce, citazionista.
Bruno Elpis
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