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Originale, ma non un capolavoro
E’ indubbio che Italo Calvino sia stato uno dei più importanti narratori e intellettuali italiani del novecento, mai fossilizzandosi su una corrente letteraria, ma sempre pronto ad aderire alle nuove tendenze, sia pur tenendo una linea autonoma e volta a ulteriori approfondimenti. Forse più noto al grande pubblico per il periodo fantastico (Il barone rampante, Il cavaliere inesistente, Il visconte dimezzato) riveste successivamente un ruolo di primo piano in un nuovo modo di fare letteratura, interpretata ora come puro artificio, ora come gioco combinatorio; in quest’ultimo caso la scrittura si definisce combinatoria perché il sistema che consente di scrivere non è più un mezzo, ma assume un ruolo prioritario all’interno della produzione letteraria. In poche parole per Calvino l’aspetto linguistico ha di fatto estromesso la realtà e così il romanzo non è altro che un meccanismo risultante da un gioco artificioso praticato combinando le parole stesse. E’ in quest’ottica che nel 1972 scrive Le città invisibili e nel 1979 Se una notte d’inverno un viaggiatore, opera quest’ultima in cui accentua il meccanismo combinatorio, intraprendendo una ricerca sulla scrittura in sé e soprattutto sui vari ed eterogenei rapporti fra autore e lettore. Nel romanzo sono presenti dieci spunti, o meglio ancora dieci indizi, ognuno corrispondente a un diverso tipo di narrazione; la struttura è imperniata su un lettore che tentando di leggere un romanzo dal titolo Se una notte d’inverno un viaggiatore è costretto, per motivi sempre diversi, a interrompere e a passare a un altro testo. L’opera, congegnata in tal modo, diventa un vero e proprio esercizio, o meglio ancora un gioco letterario, in cui ciò che più conta è la schematicità a incastro piuttosto che i contenuti, insomma, a voler ben guardare, è il risultato di un lavoro intellettuale al servizio degli intellettuali. Secondo me, pur ravvisando tanti meriti, questo è il suo limite, perché in effetti si tratta di un lavoro che ha una sola finalità: se stesso. Apprezzabile, indubbiamente, originale, su questo non ci piove, ma la fine arguzia, la satira precisa con le metafore del periodo fantastico per me sono altra cosa; posso apprezzare l’abilità stilistica dell’autore in Se una notte d’inverno un viaggiatore, ma non mi emoziono, come se mi trovassi di fronte a una bella donna, fredda al punto tale da impedirmi di accendere la passione.
Non metto in dubbio la grandissima abilità di Calvino, ma può anche essere che io sia un lettore difficile, con esigenze mie peculiari che non coincidono con quelle di molti altri, ma più di considerare questo romanzo un bel libro non mi sento; non mi va insomma di gridare al capolavoro.
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. Sinceramente il Calvino sperimentatore mi ha sempre lasciato indifferente , così come ho preso con le molle tanti suoi testi elogiati come capolavori.
E questo mio atteggiamento è il frutto dei proff. che mi dicevano di leggere Calvino e che mi imponevano di giudicare capolavori is uoi libri... I danni fatti dalla scuola sono difficili da cancellare
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