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Un bene al mondo
 
Un bene al mondo 2018-01-20 10:28:28 Antonella76
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    20 Gennaio, 2018
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C'era una volta un dolore...



C'era una volta Andrea Bajani...
che, con grande delicatezza e poesia, scrisse una storia.
Una storia di crescita.
Una fiaba bellissima e tristissima che racconta di un bambino e del suo dolore, un dolore che lo accompagna ovunque come un fedele amico a quattro zampe, e di una bambina sottile che gli fa battere il cuore.
Ci sono anche gli adulti con le loro ferite e le loro inadeguatezze, gli sguardi vuoti, i cibi senza sapore, e i loro dolori aggressivi, invadenti...oppure morti.
Sì perché i dolori vanno accuditi, altrimenti possono diventare pericolosi.
C'è un paesino con le sue case, la piazza, l'asilo, la chiesa, il cimitero, il bosco e una ferrovia...una ferrovia che porta lontano, dove l'infanzia finisce.

Una storia talmente semplice da risultare complicatissima.
"Semplice" perché la narrazione lo è, nelle favole deve essere così...
Il linguaggio è basico, le parole sono usate per rappresentare le cose nella loro essenza.
Tutto trasuda purezza...
Eppure è tutto metafora, un mezzo per portarci altrove, in quell'altrove che esiste in ognuno di noi e che troppo spesso abbiamo paura di affrontare.
"Difficile" perché affronta un tema tale nella sua essenza: la vita...la vita e la nostra capacità di accettare il dolore, coccolarlo, allevarlo, nutrirlo, non avere timore di mostrarlo al mondo, né di lasciarlo andare quando sarà il momento.
O di lasciare la porta aperta, per quando vorrà tornare. 

Bajani è bravissimo a farci cadere completamente in questa dimensione fiabesca, facendoci dimenticare il confine tra il reale e l'astratto, tra il concreto e l'allucinatorio, non riuscendo più a scindere il concetto di dolore da quello di cane (anche se la parola "cane" non è mai menzionata).

Ma, esattamente, di cosa parla questo libro?
Io non lo so.
Non so dirlo a parole, perché le parole giuste per spiegarlo le ha usate tutte lui.
Ma so che leggendolo scoprireste anche voi quello che ho scoperto io:
...ho scoperto che a volte le parole, quando cadono a terra, si rompono.
...ho scoperto che un dolore senza padrone è come un pensiero che non pensa nessuno, come una bicicletta legata a un palo per sempre.
...ho scoperto che chiunque va via lascia sempre a chi resta un altro identico a sé.
...ho scoperto che, per un bambino, il pianto del padre è il punto in cui il mondo si spezza.
...ho scoperto che le virgole sono come il battito delle ciglia, fanno riposare un istante le cose dall'essere sempre guardate.
Ma soprattutto... ho scoperto che l'amore prende la forma che noi gli diamo da bambini, e poi, per tutta la vita, cercheremo la persona capace di rientrare esattamente in quella formina, tipo quelle che si usano d'estate, sulla sabbia.  

Un libro sorprendentemente bello.

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Commenti

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Chapeau, recensione bellissima, anche tu con le tue parole mi hai portato in quella dimissione fiabesca, anche tu fai smarrire il confine tra reale e immaginario.
Senza narrare hai raccontato, hai rappresentato tutto quello che Bajani ha sollecitato dentro di te.
La lettura è intima, personale, tocca alcune corde che sono uniche in ognuno di noi, le tue corde hanno suonato deliziosamente.

Mi hai toccato e suggerito, forse, un nuovo libro da aggiungere alla pila di quelli da leggere.

Complimenti sinceri, grazie.
Buone letture.
Riccardo
In risposta ad un precedente commento
Antonella76
27 Gennaio, 2018
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Grazie per le bellissime parole
2 risultati - visualizzati 1 - 2

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