Dettagli Recensione
La fuga del tempo e le inutili speranze
Secondo me, Dino Buzzati ha avuto il merito di costruire una storia densa di significato senza doversi inventare una storia troppo complessa, ma scovando questa complessità nelle profondità dell'animo umano, carico di contraddizioni.
Lo stile dell'autore è di pregevole fattura, riuscendo ad essere accurato senza risultare pesante; carico di descrizioni e capace di materializzare gli ambienti nella mente del lettore, che riesce a immedesimarsi nella storia e nei personaggi perfettamente caratterizzati. I temi trattati sono molto forti, a mio avviso, provocando un forte senso di angoscia man mano che si avvicina la fine del libro, che si incupisce gradualmente fino a diventare difficilmente sopportabile. Questo perché Buzzati è molto abile nello sviscerare quelle che sono le nostre maggiori paure: lo scorrere inesorabile del tempo; l'ossessione di voler vivere una vita degna; l'avvicinarsi della morte.
La storia del tenente Giovanni Drogo è senza dubbio tristissima: una vita sacrificata nella speranza di qualcosa che potrebbe non arrivare mai e se anche dovesse farlo, potrebbe non trovarci nelle condizioni di accoglierla come vorremmo. E' questo il fulcro del "Deserto dei Tartari": l'attesa di un invasore, della guerra, che possa dare un senso a quelle vite sacrificate alla monotonia della Fortezza Bastiani, un luogo praticamente inutile considerando che mai, nei secoli, gli invasori si sono mai sognati di attraversare quelle sabbie con intenti bellicosi.
Perciò, ogni minimo segnale accende i sogni di gloria dei soldati come benzina su una fiamma sì affievolita, ma che non si spegne mai. Drogo, che inizialmente intuisce l'inutità di una vita vissuta su quella fortezza senza scopo, ne rimane invischiato senza alcuna via di scampo, contagiato dalla speranza che, tacitamente, consuma tutti. Dunque la semplice presenza di un cavallo sperduto, di un gruppo di soldati mandati a segnare la frontiera, generano in quel rudere un entusiasmo spropositato puntualmente deluso.
Ma quella fiamma non si spegne; nel cuore di Giovanni Drogo, almeno.
E' spaventoso assistere alla fuga del tempo che travolge la vita di Drogo, che continuerà a vedersi giovane, con tanti giorni di vita davanti a sé, perfettamente in tempo per aspettare i Tartari ancora un poco. Ancora un poco. Ancora una vita. Ma la vita può essere spietata, può dimenticare chi ha sacrificato tutto e donare quella gioia a chi per essa non ha gettato nemmeno una goccia di sangue, pensando solo al proprio benessere.
Il protagonista di questa storia è di quelli che non si dimenticano, in certi tratti molto simile allo Stoner di John Williams, ovviamente inserito in un contesto completamente diverso. Vorremmo gridargli quel che noi faremmo al suo posto, vorremmo che la sua vita non andasse sprecata nei corridoi di quella Fortezza dimenticata dai Tartari e da Dio ma lui, sordo alle nostre suppliche, continuerà ad andare avanti per la sua strada, verso il mare di piombo che lo aspetta a destinazione.
"Dal deserto del nord doveva giungere la loro fortuna, l'avventura, l'ora miracolosa che almeno una volta tocca a ciascuno. Per questa eventualità vaga, che pareva farsi sempre più incerta col tempo, uomini fatti consumavano lassù la migliore parte della vita. Non si erano adattati all'esistenza comune, alle gioie della solita gente, al medio destino; fianco a fianco vivevano con la uguale speranza, senza mai farne parola, perché non se ne rendevano conto o semplicemente perché erano soldati, col geloso pudore della propria anima."
Indicazioni utili
Commenti
8 risultati - visualizzati 1 - 8 |
Ordina
|
Vale.
Già, la fuga del tempo, descritta con grande maestria, colpisce moltissimo!
Ti consiglio "Poema a fumetti": scoprirai un Buzzati inedito e sorprendente! :)
Vale.
8 risultati - visualizzati 1 - 8 |