Dettagli Recensione
Delicato
Se dovessi attribuire un aggettivo a questo romanzo, forse non ne troverei uno più immediato e spontaneo: delicato. Delicata è la figura di Imi, il giovane protagonista, delicati i suoi sogni; delicata anzitutto la penna dell’autore. Malgrado la storia narrata.
Nicola Lecca vola lontano dalla sua terra, isolana e naturale location per tanti altri autori locali, lungo le rotte europee di quelli che sono, in definitiva, i suoi stessi viaggi. Attraverso queste pagine ci racconta emozioni e speranze infantili di un povero orfanotrofio di confine, la fredda cortesia, l’indifferenza e il vuoto esistenziale di adulti smarriti, chi per una ragione chi per un’altra, in una città opulenta e sfavillante ma non per questo meno povera d’orfani, così come ci svela l’incanto – e il suo diretto disincanto – di un mondo apparentemente perfetto, dominato da infallibili gerarchie e leggi di mercato e dalla omologazione persino del cappuccino servito nelle grandi catene di caffetterie alla moda.
Un romanzo scritto con amore, ha dichiarato da qualche parte l’autore, e si sente.
Una piccola grande storia, semplice pur nella sua complessità.
Un libro profondamente bello, come tutti quelli che, nell’assurdità del nostro tempo, sanno ancora regalare un’emozione e far comprendere che quello della felicità è un segreto che, in fin dei conti, tutti potremmo scoprire se non ci ostinassimo a inseguire sempre e a ogni costo l’effimero e il materiale che non si possiede.
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