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L'eroismo di nonno Costantino
Vito Antonio Gastaldi firma L’ultima estate dello scricciolo, un libro che ha creato un vero e proprio dittico con la sua opera d’esordio, Il colore della lavanda.
Vito Antonio Gastaldi è nato nella Riviera Ligure di Ponente a ridosso della storica frontiera francese solcata dall’antica Ligne Maginot Alpine, e ha trascorso l’infanzia nel paese occitano immaginario mutuato dal borgo natio in cui ha ambientato parte dei suoi romanzi. Verso la fine degli anni ’70, si è trasferito a Torino, coniugando lavoro con gli studi universitari. Ha provato, nel 2012, ad ampliare i suoi orizzonti e ha tracciato un percorso di vita nuovo per dedicarsi a ciò che gli era sempre piaciuto: scrivere romanzi.
Ora L’ultima estate dello scricciolo è il secondo volume della saga popolare ambientata in un piccolo villaggio occitano dell’entroterra ligure, vicino alla vecchia frontiera francese, “pres de la mer”, di oltre cinquant’anni fa. Protagonista è sempre il piccolo Guido, che si affaccia alla vita con una curiosità speciale e mille domande. E chi più di nonno Costantino, detto Canicò, può fornirgli risposte dettagliate? Lui che nel piccolo paese è considerato una sorta di “eroe”, per le sue gesta, i suoi eroismi in tempo di guerra, dove ha salvato molte vite umane, e si è distinto per la sua generosità e per il suo altruismo. Ed ecco allora mille racconti, mille vicende, mille narrazioni di un tempo che fu e che non è più, lontano, ma ricco di fascino e di intrigo.
Il racconto che diventa fiaba popolare, intessuto da sentimenti e valori puri, semplici, ma pregnanti e fondamentali. Ed ecco allora il racconto della costruzione di un tavolo compiuta con semplici assi di recupero, che diventa il paradigma per parlare di un mondo intessuto da profondi sentimenti di solidarietà tra persone, emblema di un purismo e di un’epica di alto grado.
Una prosa semplice, ma ricca e vivace, ricca di dialoghi, che rende la lettura curiosa e trascinante senza sosta. Una trama coinvolgente, quindi, e metaforica di pregio, per un vissuto contadino, duro e problematico per certi versi, ma anche ricco di buoni sentimenti e di umanità. Un elogio, anche, dei valori pregnanti della famiglia e dell’amore, all’interno di una società da ricostruire, una fenice risorta dalla ceneri devastanti della guerra.