Dettagli Recensione
le due madri
Una voce narrante di cui non sapremo mai il nome racconta la sua dolorosa storia, fatta di abbandoni e di ritorni, di dubbi e di sconcertanti verità.
Siamo in Abruzzo, negli anni Settanta: dopo tredici anni una bambina viene inspiegabilmente riconsegnata alla sua prima, vera, madre. La donna che fino a quel momento si è occupata di lei e che la bimba ha da sempre chiamato mamma, ora non può più tenerla con sé. La famiglia a cui è stata restituita la vede come un'estranea e la tratta con una certa ostilità. Cresciuta nel benessere della città, tra lezioni di nuoto e di danza, brava a scuola e sempre ben vestita, la ragazza si ritrova, apparentemente senza un valido motivo, in un'abitazione malmessa e sovraffollata, sporca e maleodorante; è stata lasciata come un pacco in mezzo a persone che parlano solo il dialetto e usano tra loro modi bruschi, se non addirittura violenti. Il cibo a tavola scarseggia, i fratelli la imbarazzano e il maggiore, Vincenzo, la considera già una donna alla quale rivolgere le sue attenzioni. Solo la piccola Adriana, la sorellina di appena dieci anni, si lega fin da subito alla “ritornata” regalandole tutto ciò di cui lei ha bisogno: affetto, protezione, complicità.
La storia de “L'arminuta” è la ricerca di una verità che si stenta a comprendere e che ancora più difficilmente si riesce ad accettare.
Ho letto questo libro tutto d'un fiato: non sono riuscita a staccarmene fintanto che non sono arrivata all'ultima riga. Il modo di scrivere dell'autrice è molto coinvolgente: asciutto, ma così incisivo e tagliente da far chiaramente percepire tutto il dolore, la solitudine, il senso di colpa, la vergogna della protagonista. Insieme a lei sono rimasta sconvolta dalla povertà umana e materiale della sua famiglia d'origine, mi sono commossa di fronte alle tragedie che l'hanno colpita, mi hanno intenerita i gesti generosi della piccola Adriana. L'aspetto che più ha destato la mia coscienza è però quello relativo alle figure delle due madri. Ho continuato a pormi delle domande su di esse, sui motivi delle loro scelte. Seppur di estrazione sociale e culturale diversa, hanno agito in modo simile, rinunciando, di fatto, ad una figlia. In un primo momento non ho potuto che disprezzarle, poi ho colto in esse il dramma di una scelta sofferta e senza via d'uscita. Sono vittime, come la protagonista, di una mentalità ottusa e maschilista che anziché mettere in primo piano i bambini, preferisce salvaguardare le convenzioni, il perbenismo e gli egoismi degli adulti. Ma anche nelle situazioni più buie ci sono episodi che riportano luce e speranza. Amiche, vicine, insegnanti: tante sono le occasioni, anche in questo libro, in cui la solidarietà femminile crea una rete di aiuto e di sostegno; credo che l'autrice abbia voluto lasciarci questo messaggio: le donne riescono sempre a trovare la forza per superare le difficoltà. "Avevo dentro, oltre la paura, una forza luminosa" (p. 109)
Ogni donna può essere una buona madre, sia che abbia figli propri, sia che si occupi di creature da lei non direttamente generate purché sappia davvero accogliere le esigenze dei più piccoli che chiedono innanzitutto di essere ascoltati.
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Elena
Un caro saluto
Elena
Elena
Comunque il romanzo è davvero coinvolgente, oltre che scritto benissimo.
Un caro saluto
Elena
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Elena
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