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Nell'inguine dell'anima
Marilina Labruna è una donna che ama la solitudine poiché è convinta che le sia precluso tutto il resto. Tale convinzione le giunge dal profondo della sua anima, ma è generata dal suo aspetto esteriore. Marilina è consapevole di non essere una bella donna ed è altrettanto convinta di non appartenere nemmeno alle cosiddette "brutte", quelle che adesso non esistono più, come viene ribadito nell'interessantissima prefazione di Natalia Aspesi.
Marilina Labruna sente di appartenere alla categoria delle "bruttina" e, per giunta, a quelle "stagionate", ossia non più giovani o giovanissime. È una quarantenne che ha scelto un lavoro come ricercatrice alle dipendenze altrui, soltanto perché le permette di vivere in una condizione di esilio volontario. È una donna che non amandosi abbastanza, sceglie di privarsi della vita, mondana, frivola, peccaminosa. La sua storia è ambientata in una Milano cupa e plumbea, come la malinconica solitudine della protagonista che ha scelto di condividere le sue giornate tra i fogli di carta e i vecchi volumi polverosi che consulta per le sue ricerche.
In ogni narrazione, come in ogni vita, arriva sempre il momento della svolta. Un giorno, Marilina risponde ad un annuncio e si ritrova a vivere una relazione torbida, profondamente sessuale, fatta di alti e bassi, con un giovane spiantato, Berto.
Ma nella Milano di Marilina tanti sono gli uomini che incontra nel suo cammino verso una nuova vita.
Berto è soltanto una sorta di "apripista". Dopo di lui irromperanno nella sua vita, tra gli altri, anche il giovane figlio di papà, Accardi, e un galante tunisino, Karim.
Marilina è pronta ad uscire dal guscio e ad affrontare il mondo alla ricerca di certezze e di amore, non soltanto carnale, ma anche romantico e fiabesco. Marilina è la perfetta donna in carriera del nuovo millennio, ma è anche romantica e pronta, se necessario, a cambiare il mondo per adattarlo alle sue esigenze. È pronta ad usare gli uomini e ad amarli a modo suo. È pronta a scoprire dove la porterà la sua ricerca più ardua, quella verso la felicità.
LA BRUTTINA STAGIONATA di Carmen Covito ha vinto nel 1992 il Premio Rapallo-Carige Opera Prima e nel 1993 il Premio Bancarella. È un romanzo che parla di una donna che anticipa i tempi: autoironica, avventurosa e senza peli sulla lingua. Marilina Labruna è un personaggio che ispira simpatia. È l'amica della porta accanto, da cui si va per fare quattro chiacchiere tra donne, per scambiarsi confidenze, anche piccanti. È l'amica che ci aiuta a ritrovare il sorriso, con il suo tentativo di adattarsi alle tecniche di seduzione più efficaci.
Lo stile è gradevole, la trama semplice, i personaggi comuni, quotidiani, quasi veri, tanto appaiono verosimili. Il registro è colloquiale, familiare, reso ulteriormente ironico dall'abitudine di riportare i termini stranieri, inglesi e francesi, con la loro esatta pronuncia e non con l'effettiva grafia.
È un romanzo leggero che si legge per ritrovare la leggerezza d'animo tra le confidenze intime di una donna che appare quasi un'amica. La Covito si è divertita ad analizzare i comportamenti maschili e femminili, tracciandone dei profili verosimili e raccontandone modernamente le storie peccaminose.