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L'incompiutezza del vivere quotidiano
Peppe Fiore pubblica con la casa editrice Einaudi, Dimenticare, un romanzo tanto originale quanto strano.
Peppe Fiore, classe 1981, napoletano trapiantato a Roma e ben inserito nel mondo della produzione cinetelevisiva, lavora come sceneggiatore, è un narratore senza fronzoli e abbastanza atipico nel panorama contemporaneo. Il libro narra la storia di Daniele, vissuto a Fiumicino con suo fratello Franco. Per lasciarsi un passato pesante alle spalle si reca in uno sperduto paese dell’Abruzzo, dove apre un ristorante con specialità: pesce! Inizia così una esistenza solitaria ai margini, con pochi amici, dove finge di essere stato in Messico e si inventa una vita che non è stata. Un posto ambiguo quello da lui scelto: lì ai piedi di una seggiovia era stata trovata morta una giovane ragazza, pare ridotta a brandelli da un orso. Leggenda o verità? Una strana inquietudine serpeggia per tutto il romanzo, a cominciare dallo stesso Daniele, che:
“ Tutti lo avevano sempre trattato come una bestia pericolosa pronta ad aggredirli. Ovvio: era stato lui a volere che la gente pensasse così. Era stata una strategia per sopravvivere. Se il tempo avesse smesso di scorrere, lui lo avrebbe abitato con Cristiano per il resto della sua vita, e sarebbe stata una vita semplice, lontana anni luce da tutto quel frastuono umano, quel continuo, penoso, affannarsi dietro a traguardi pieni di bugie che non erano mai all’altezza dei desideri.”
L’incapacità di aprirsi al flusso della vita e alle relazioni lo caratterizzano e lo fortificano, fino a quando è costretto a tornare alle origini lontane, ad affrontare lo spettro della sua infanzia miserabile e a suo fratello. Figura centrale è, infatti, quella del fratello Franco, imbroglione di mezza tacca ma con un grande cuore, con un figlio assai devoto allo zio Daniele e soprattutto tanti debiti contratti con individui poco raccomandabili. Da questo panorama esistenziale abbastanza squallido Daniele cerca di allontanarsi. Forse però avere una famiglia siffatta è sempre meglio di non averla, come constata desolato l’amico Gigio. Così Daniele torna suoi propri passi e cerca di misurarsi con il suo passato.
Dimenticare è un grande romanzo, scritto con una prosa corretta, molto fine e senza sbavature, tagliente e precisa. La caratterizzazione dei personaggi è stupenda: sono sempre pieni di rimpianti, hanno sete di vita, ma fuggono via, non riescono a confrontarsi e a vincere i nemici, soffrono e vivono da incompiuti. Intriga il lettore, però dal tronco principale della trama si snodano dei rami secondari non abbastanza sviluppati, che restano un po’ monchi. Per esempio la vicenda del piccolo Mattia, la sua figura è soltanto abbozzata. O quella di Eleonora, della quale ci piacerebbe sapere di più. Sicuramente l’autore avrebbe potuto arricchire la narrazione con qualche centinaia di pagine in più, senza per questo stancare il lettore, e così facendo avrebbe evitato alcune inevitabili asprezze. In definitiva, però, è una storia che interpreta molto bene l’ingranaggio narrativo del “ritorno al passato”, anche attraverso l’uso calibrato e sapiente di colpi di scena ad hoc.