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Il barone rampante
 
Il barone rampante 2009-06-17 16:12:48 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    17 Giugno, 2009
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Fantastico

Italo Calvino, per completezza Italo Giovanni Calvino Mameli, è stato senza ombra di dubbio un intellettuale di notevole impegno politico, civile e culturale. Autore eclettico, che sapeva spaziare dalla saggistica al racconto e infine al romanzo, è stato ed è ancora un preciso punto di riferimento per la sua attività di sperimentazione letteraria, oltre a essere considerato uno dei più importanti autori del genere fantastico. Lo spirito anarchico, di cui era permeato, si rifletterà anche nelle vicissitudini politiche, ma soprattutto in quell’andare controcorrente nella narrativa, con una sua particolare interpretazione del fantastico, che tende a evidenziare un aspetto onirico, la concretizzazione, sia a pure a livello di scrittura, di un sogno permanente di libertà assoluta e in ciò di ampio anticonformismo.

E’ questa una produzione di grande valore che comprende, fra l’altro, Il barone rampante, opera ambientata in un immaginario paese della riviera ligure, Ombrosa e connotata dalla vicenda del primogenito del barone Arminio Piovasco di Rondò, Cosimo, che ancora fanciullo, a seguito di un litigio avvenuto il 15 giugno 1767, decide di punto in bianco di andare a vivere sugli alberi. La storia è narrata dal fratello minore Biagio che invece preferisce restarsene nella casa patrizia, pur invidiando la scelta di campo di Cosimo.

Detta così può sembrare la vicenda dello scemo di paese o di un fenomeno da baraccone, ma la figura di questo arboricolo si staglia netta in una serie di personaggi godibilissimi, vere e proprie caricature, e in un intreccio di fatti che gradualmente finiscono per il coinvolgere il lettore, al punto di desiderare di poter godere della stessa immensa libertà.

Cosimo è per alcuni un originale, per altri un pazzo, ma in effetti rappresenta la massima aspirazione per una vita slegata dalle consuetudini, da qualsiasi cerimoniale e scevra da leggi e laccioli, tranne quelli della natura.

Non è improbabile, anzi penso sia più che possibile che l’arboricolo sia l’alter ego di Calvino stesso. Del resto, il personaggio presenta comuni caratteristiche, quali quelle di essere un intellettuale e di battersi in favore della povera gente, che lo capisce infatti, al punto che, divenuto vecchio e malato, lo assiste amorevolmente, sempre senza che lui, da quando salì sugli alberi quella prima volta, debba mettere i piedi per terra.

Questo desiderio di elevarsi dal mondo, di essere solo e unicamente padrone di se stesso, trova poi una geniale conclusione nella sua dipartita, una toccante ascesa in cielo.

Il barone rampante è sicuramente un romanzo di grande valore e ne consiglio vivamente la lettura.

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