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Alla riscoperta di un padre
La nota di Gianrico Carofiglio al suo nuovo libro Le tre del mattino, è alquanto singolare, e dice che:
“Questo libro e i suoi personaggi (uno escluso) sono frutto di finzione narrativa. La storia si ispira però a fatti realmente accaduti. Ringrazio chi me li ha raccontati.” .
Una storia vera, dunque, mentre il titolo riecheggia le parole di Scott Fitzgerald ne Tenera è la notte, dove afferma che:
“Nella vera notte buia dell’anima sono sempre le tre del mattino.”
Una vicenda che:
“aveva dischiuso una porta su stanze nascoste.”
Ambientato per la maggior parte a Marsiglia, città che:
“si trasformava a vista d’occhio in una metropoli africana, presidiata a ogni angolo da prostitute e magnaccia, percorsa da gruppi di ragazzi magrebini dagli sguardi famelici, punteggiata da botteghe strapiene come bazar in miniatura, da negozi sbarrati con assi di legno, da ristoranti che emanavano odore di spezie e fritture, da caffè equivoci, da cinema porno. I luoghi comunicavano un sentimento ambiguo, che oscillava tra un’atmosfera quasi familiare, (…), e un senso di pericolo latente ed aspro.”
Il personaggio vero è anche l’io narrante, Antonio, il quale diventato adulto, ricorda un episodio accaduto anni prima, quando non era nemmeno diciottenne, vale a dire quando ha potuto conoscere meglio il proprio padre, che se ne era andato di casa. Complice un viaggio della speranza a Marsiglia, dove padre e figlio sono costretti a stare insieme due giorni e due notti senza mai dormire per verificare se l’epilessia idiopatica di cui il ragazzo soffre da sempre sia stata veramente curata definitivamente . Deve fare una “prova da scatenamento”, come viene chiamata in termine tecnico, pratica psichiatrica talmente violenta da essere stata in seguito vietata dai protocolli. Che consiste nel costringere il paziente a sottoporsi a un enorme stress privandolo del sonno per due notti, senza farmaci curativi e solo con l’aiuto di pillole che lo aiutino a rimanere sveglio, probabilmente anfetamine. E’ l’inizio dell’avventura per il giovane uomo e il suo genitore.
Il nuovo lavoro di Gianrico Carofiglio è un capolavoro in assoluto. Scritto con brio, scioltezza, brevità precise ed attente, nessuna sfumatura. Il rapporto tra il padre e il figlio è paragonato ad
“entità frammentate: una sequenza di emozioni, inclinazioni, tratti, desideri.”
Un racconto breve, intenso, intimo ed intimistico tra due persone che finalmente si conoscono, forse diverse, per quello che sono. Una lettura coinvolgente, e tenera, “un romanzo di scoperte e formazione.” Una avventura a tutto tondo tra jazz, matematica e malattia. Da leggere.
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aspetto la tua visione. ciaoo
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