Dettagli Recensione
Una delusione terribile
Non è solo un brutto libro, ma anche uno dei più brutti che abbia mai letto. Mai mi era capitato di imbattermi in una tale spocchia odiosa, intellettualoide e narcisistica, tanto che ho interrotto dopo essere giunto a metà, cosa che non avevo mai fatto.
Diciamo subito che di esistenziale non ha nulla, anzi. Il nostro Morselli attacca gli esistenzialisti, in particolare il concetto di introspezione, e li deride ad ogni occasione. E non si ferma qui: c'è ne per tutti. Psicoanalisti, religiosi, politici, filosofi, mass media. Niente sfugge all'ironia nichilista del nostro. Niente può salvarsi dalla sua vendetta lucida, cristallina, razionale. Morselli è vuoto. Ogni cosa filtra attraverso di lui come un vetro e non rimane. Snocciola nozionismi e termini astrusi che non fanno altro che mettere paletti tra lui ed il lettore, come se avesse cercato di proposito di impedire il proseguimento della lettura. La trama è totalmente assente, persino nelle sue forme più elementari, eppure il libro non può neppure essere considerato un diario, perché il nostro detesta persino quelle forme letterarie, e non perde occasione di farlo notare. L'intero testo non è altro che una infinita serie di considerazioni noiosissime e sterili. E alla fine capiamo che l'umanità è scomparsa non perché sia successo qualcosa di catastrofico, o assurdo, ma semplicemente perché egli non ne tollerava più la presenza.