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La disperazione di un'adolescente
Eugenia ha quindici anni quando i suoi genitori decidono di trascinarla via da Roma e dal suo mondo per portarla a Los Angeles. Il padre, Ettore, assecondato dalla moglie Serena, persegue uno strampalato sogno di raggiungere il successo come regista e per realizzarlo, ovviamente deve andare negli Stati Uniti, nella città dove si trova Hollywood. Così trascina la famiglia in questa avventura, che appare subito assurda alla protagonista e voce narrante del romanzo, Eugenia, a suo fratello Timoteo e all'improbabile nonna, che infatti dopo qualche mese negli USA se ne tornerà a Roma.
Eugenia arriva a Los Angeles nella primavera del 1992: in città c'è stata da pochissimo la rivolta dei Riots. Il testo ci parla un trasferimento forzato, della difficoltà di una ragazzina ad ambientarsi in un Paese straniero, con una lingua, usi e costumi diversi da quelli a cui era abituata. La realtà in cui deve vivere Eugenia è molto lontana rispetto a quella italiana: la giovane passa dal liceo di Roma, dove c'erano 200 studenti, allo sterminato campus statunitense dove ce ne sono 4.000; non può vestirsi con abiti di determinati colori perché potrebbe essere associata ad alcune gang; non conosce nessuno, non c'è un gruppo di immigrati italiani a cui affiliarsi.
Questo romanzo però secondo me non racconta soltanto la cronaca di uno sradicamento, anzi, a mio parere è solo la cornice della vera storia. A questo riguardo ho trovato l'incipit significativo.
“ Stavo guardando mia nonna, seduta a gambe incrociate e tette nude sulla spiaggia di El Matador, a Malibu, quando mi ricordai che da piccola io e lei pomiciavamo. Lei tirava fuori la lingua e io gliela dovevo leccare. Lo chiamava il gioco del lingua a lingua. Un raviolo molliccio le usciva di colpo dalla bocca in cerca di compagnia. Non potevo dirle di no. L'odore della sua saliva mi repelleva e il gioco non mi piaceva, ma mi era stato detto di farlo lo stesso perché lei era vecchia e io bambina. Andammo avanti così fino ai miei otto anni. La visione dei suoi seni nudi e penduli sulla spiaggia, quel giorno, mi sembrò fuori luogo come la sua lingua nella mia bocca anni prima. Era sempre tutto così nella mia famiglia. Non facevano mai le cose come si deve.”
Non è tanto il trasferimento da Roma a Los Angeles a provocare nella protagonista (e di conseguenza nel lettore) disgusto e riprovazione: è la famiglia di Eugenia. In particolare il padre e la madre, totalmente incapaci di essere genitori ma presi soltanto dal loro egoismo sconfinato.
Eugenia è un'adolescente in cerca di attenzione e presenza, di amore e cure che i genitori le negano. Certo, abitano nella stessa casa, non la picchiano, non abusano di lei: ma sono completamente assorbiti da se stessi, non si accorgono nemmeno del profondo disagio in cui si trova a vivere la figlia. La ragazza attraversa un periodo di disperazione in cui attua comportamenti autodistruttivi e pericolosi, fa delle esperienze degradanti e tristissime alle quali riesce a sopravvivere. Cresce e riesce comunque a provare amicizia, amore, a realizzare obiettivi a cui tiene.
Il libro di Chiara Barzini è un romanzo di formazione particolarmente amaro, inquietante, cupo, angosciante, ma anche potente e coinvolgente. Una lettura che lascia il segno e non lascia indifferenti.
L'autrice ha scritto il testo in inglese e in seguito lo ha tradotto in italiano, infatti “Terremoto” è stato pubblicato anche negli Stati Uniti, con il titolo “Things that happened before the earthquake”.