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...sorridi, Samia!
Samia corre, corre, corre, alza la polvere bianca delle strade, si lascia spingere dal vento...
È la piccola guerriera di Mogadiscio...con le sue gambe magrissime, le scarpe bucate, consumate da almeno altri tre piedi prima di lei, corre per sentirsi viva, vera, libera in una terra che libera non è.
Quelle piccole gambe, quelle scarpe rotte saranno il simbolo della liberazione di tutte le donne somale.
La guerra le ha portato via il mare, ma non la voglia di andare...
Poi un giorno tutto precipita...gli integralisti prendono sempre piu potere, niente più musica, niente più cinema, niente più niente che possa alimentare i sogni.
Niente più colori negli hijab...solo nero, il nero del burqua che lascia vedere solo il nero degli occhi.
Niente più luce.
Lampioni spenti di sera per spegnere anche tutte le speranze di un popolo già in ginocchio.
Basta anche "correre"...ma non per Samia.
Lei non si ferma, anche a costo della vita.
Samia non ha paura, sa che non può averne...altrimenti tutte le cose che spaventano "si credono grandi e pensano di poterti vincere".
Arrivano le prime vittorie, le prime gare importanti...arriva Pechino e le sue Olimpiadi!
Ultima...ma anche prima.
Prima ragazza somala che sfida tutto e tutti, che corre senza avere un allenatore, senza avere muscoli adeguati, senza avere cibo a sufficienza...solo un sogno, un sogno più grande di lei, un sogno che ha il dolce sapore della libertà.
Ma l'unica vera libertà passa attraverso il "Viaggio", creatura mitologica che può portare salvezza o morte.
E il viaggio la trasforma, la distorce, la sfilaccia...le toglie tutto: la ragione, la dignità, l'aria per respirare, ma soprattutto per sognare.
Però ritrova il suo mare...
Ed ora Samia, che si fa?...tu corri, corri, corri sempre...
"E sorridi! Quando arrivi al traguardo sorridi Samia!"