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La vera colpa
Luca fa ritorno al proprio paese. Ha il passo stanco e le spalle appesantite dall’età. Cammina senza sapere dove andare, senza più riconoscere gli edifici sventrati dal terremoto e le strade polverose segnate della guerra. Perché sono passati ormai quarant’anni dall’ultima volta in cui è stato lì, quarant’anni trascorsi in carcere. Ingiustamente. Ad accoglierlo, nessuno. Nessuno a gioire per il suo ritorno. Nessuno a rallegrarsi del fatto che, finalmente, la grazia lo abbia salvato da un’iniqua condanna.
Perché? Qual è la vera colpa di Luca? Cosa la gente non gli perdona davvero? Nella risposta a questi interrogativi è racchiuso tutto il dramma, sociale e morale, narrato da Ignazio Silone in questo romanzo. Un dramma di silenzi, rancori e pregiudizi.
La narrazione che Silone ci propone ha, di fatto, tre protagonisti.
Luca. Il contadino che quarant’anni prima fu protagonista di una storia che sovvertì la quiete del paese. Un’ingiusta condanna, ancora avvolta da un velo di mistero. Perché nessuno spese una parola in sua difesa? Per quale motivo egli stesso non combatté per la propria assoluzione, accettando passivamente un triste destino?
Andrea. Giovane antifascista e capo partigiano, appena tornato al paese dall’esilio. Partito criminale e tornato eroe, circondato da una schiera di opportunisti in cerca di raccomandazioni e favori. Andrea è la voce nuova, che non accetta di rimanere prigioniero in una gabbia di menzogne e pregiudizi. Che decide di indagare, con tenacia e determinazione, alla ricerca di una risposta. Qual è il segreto custodito da quarant’anni nel cuore di Luca?
Il paese. Con il suo amaro disprezzo, i suoi pettegolezzi mormorati, la sua indifferente accettazione dell’ingiustizia. C’era davvero qualcuno che avrebbe potuto salvare Luca?
Il lettore condivide l’ostinazione di Andrea perché, come lui, non ci sta a non capire. E mentre mette insieme i tasselli di questa storia, apparentemente individuale, si accorge che il mosaico che sta componendo è in realtà più ampio. Attraverso un linguaggio semplice e tanti dialoghi, vibranti di vita e di sottile ironia, Silone compone una realtà fatta di poveri contadini dalla mentalità chiusa e gretta, di nuovi dirigenti politici opportunisti e faccendieri, di una giustizia iniqua che non sa nemmeno ammettere i propri errori. Una realtà in cui l’onestà intellettuale e l’impegno civile sono appannaggio di pochi; di quelli che, come Andrea, hanno ancora la forza per rinunciare al quieto vivere e aprire gli occhi, farsi domande, scavare nei meccanismi della società rurale. Per poi, magari, sfuggirne.
“Dietro ogni storia ce n'è sempre un'altra. Come si fa a sapere quale sia quella vera?”
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Ho trovato davvero molto interessante questa lettura di Silone.
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