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Ragionevoli logaritmi
Il prologo di Né con te né senza di te di Paola Calvetti è promettente: s’ispira al François Truffaut de La signora della porta accanto. Due amanti vengono infatti ritrovati morti e si tratta di una caso di omicidio-suicidio (“Morire dopo aver fatto l’amore con chi ami: il sogno di noi romantici”).
Il romanzo ripercorre la relazione tra la scrittrice Vera e l’avvocato Nicola da due visuali alternate nella successione dei capitoli: quella della stessa Vera, quella dell’amico Francesco, architetto che viene interrogato dagli inquirenti per tentare di ricostruire la dinamica del delitto.
Promettente nelle intenzioni, oltre che nel titolo-traduzione del “Nec tecum, nec sine te vivere possum” di Ovidio, il testo inciampa in una ricostruzione delle possibili cause che disorienta, o forse semplicemente annoia il lettore. Vera non suscita compassione (“Credo che la sua ansia di vivere quell’amore fosse pari alla paura che il sogno svanisse”), la storia non riesce a trasmettere il senso della tragedia (“Sul tetto, lampeggianti da luna park gettano coriandoli”), la ricostruzione è lambiccata (“Si può temere un amore di carta?”) a fronte di una dinamica forse elementare come ipotizzato dalla mamma di Nicola (la suocera! “… Quella donna era gelosa. Lui si era stancato della relazione, lo ha ammazzato per la più scontata delle ragioni”).
Buona parte della ricostruzione viene affidata al romanzo che Vera sta scrivendo e che narra di una bambina dall’infanzia difficile, che ama rifugiarsi sotto il tavolo di casa e lì – grazie all’immaginazione - incontra Arlecchino, Giulietta e Manon Lescaut.
Lo stile è talvolta irritante (“La tua faccia è peggio di quella di Bette Davis prima di passare al trucco”), talaltra pretenzioso (“Le ciglia di Nicola sono ragionevoli logaritmi”) ai limiti del lecito (“Il nulla, penso, ha più densità di una goccia di sperma”).
Giudizio finale: non pervenuto.
Bruno Elpis
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