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Genny , Napoli e tante donne di valore
Il protagonista è sicuramente Genny, sedicenne napoletano che si destreggia bene non solo tra tazze e caffè del bar dove lavora, ma anche come calciatore e come motociclista, a fare da sfondo a tutte le traversìe di Genny c'è l'insostituibile Napoli col suo fascino millenario. Ma l'anima di questo libro, l'essenzialità , quel qualcosa in più che me lo ha fatto apprezzare particolarmente è rappresentato da 3 donne: Pinuccia la padrona del bar dove Genny va a rilassarsi e a incontrarsi con gli amici, una donna determinata e decisa che sa il fatto suo; poi c'è la mamma di Genny, sarta su commissione, gravemente malata, ma instancabile e pronta ad annullarsi per cercare di regalare momenti di serenità al figlio; ed infine Irene, poliziotta, tenace, determinata e apparentemente burbera. Le vite di queste 3 donne sono tutte intersecate con quello che succederà a Genny. In una Napoli disincantata e spietata, dove il confine tra la fanciullezza , i sogni e le aspirazioni di ogni adolescente devono , purtroppo, fare i conti a volte con un vivere troppo al di fuori della norma, ecco che il lettore viene catapultato in un thriller che lo tiene incollato al racconto senza potersi staccare. Il fulcro del libro gira tutto intorno a uno scippo finito male, ad agire Genny e il suo complice Salvatore, ad essere scippata Tania, la quindicenne figlia della poliziotta Irene, che , urtata, picchia la testa e muore. L'odio e la ferocia che questo gesto scatena in Irene sono indicibili, Irene si mette alla caccia degli autori del gesto che ha portato sua figlia al cimitero. Tutto da scoprire il finale, ma vi assicuro che nonostante la base di crudeltà ed efferatezza, non mancheranno grandi gesti di umanità e sensibilità.
Concludo estrapolando un passaggio a riguardo di una filastrocca che la mamma di Genny cantava al figlio x farlo dormire:
"passano i minuti e passano le ore
passa la gioia e pure il dolore
passa la notte e il giorno bello
passa la vita col suo fardello
...e quello che passa non torna più indietro"
Bel testo, bravo Longo