Dettagli Recensione
La chiave della felicità
Mi piacciono le storie raccontate da Nicola Lecca, così colme di amore per la vita, ottimismo, speranza, e con la concreta possibilità per i protagonisti, dopo tante traversie e sofferenze, di raggiungere la felicità.
«Il destino non esiste. Non c'è. È un'invenzione. Il destino sei tu. È ciò che vuoi: ciò che desideri.»: già l’inverno scorso queste parole, in accompagnamento al libro fresco di stampa in bella mostra nella vetrina di una libreria, mi colpirono e diedero molto da pensare. È vero: il destino è un’invenzione, e forse anche una scusa dietro la quale si trincerano spesso le nostre indecisioni e mancanza di coraggio. Finisce per comprenderlo pure Silke, la giovane protagonista del romanzo, quando si decide a riprendere in mano le redini della propria vita; una vita che, come lei scopre, può essere persino improvvisazione e costruttiva disobbedienza, a dispetto delle rigide e asettiche regole di una famiglia per cui l’apparire è tutto.
Ed ecco, dunque, che una città come Marsiglia, con le sue atmosfere magicamente mediterranee e crocevia di colori, suoni e sapori tra Europa e Africa, può diventare il luogo per puro caso ideale da cui provare a ricominciare.
Un bellissimo romanzo sul significato dell’esistenza, purtroppo sempre così sfuggente se non incomprensibile, e sulla ricerca di quella felicità cui tutti aspiriamo, spesso affannandoci inutilmente senza renderci conto che all’improvviso basta appena allungare una mano per afferrarne la chiave. Così, quando ci appaiono vicinissime tutte le piccole cose che fanno grande la vita, capiamo infine che la vita stessa “molto toglie: ma anche molto dà. Dà in forme spesso difficili da catalogare. Dà tutto insieme: quando, ormai, avevamo smesso di sperare: vinti dalle delusioni e decisi a smettere di cercare. Dà quando non chiedevamo più e stavamo per abbandonare il campo da gioco. Dà e basta. Senza pretendere niente in cambio. Dà: per compensare in segreto tutto il male che abbiamo subito. Lo fa in maniera inattesa quando – in realtà – noi ci saremmo accontentati di molto meno. Dà attraverso persone che a lungo avevamo evitato a causa dei nostri pregiudizi. Dà inspiegabilmente e in abbondanza: come se le migliaia di volte in cui abbiamo desiderato fossero state depositate in una banca svizzera e avessero fruttato gli interessi. Dà mentre il destino a tutti gli altri, spietatamente, toglie. Dà, non tanto perché lo meritiamo, ma perché nel caos del mondo è finalmente arrivato il nostro turno.”
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Bella e vibrante la tua recensione,
si evince chiaramente che devi aver molto apprezzato questo libro