Dettagli Recensione
Il panismo e il senso della guerra di liberazione
Nato nel deserto che divide la Somalia dal Kenya, Alì è un ragazzo che rimane coinvolto nella violentissima guerra locale tra l'Esercito Regolare e i Neri integralisti e paramilitari. Un piccolo servo, figlio di servi pescatori e migliore amico di Ahmed, figlio del signore del villaggio Said, che adora pescare e spiare furtivamente gli accampamenti dei Neri, finché un giorno l'esplosione di una mina lo costringe a un intervento delicato al cuore, e sua madre Fatima gli cambia il nome in Amal, perché "Se sei rimasto vivo vuol dire che c'è una speranza. E tu sarai quella speranza, finché vivrai. Sarai Amal. Luce su luce.". Insieme a Karima, serva al pari di Amal, i due ragazzi vivono la loro infanzia fra il mare, i sogni, il fucile di Said e gli oli profumati di Fatima: un'amicizia librata, dai contorni fiabeschi, ma che le pesanti tensioni attorno al villaggio hanno già deciso di riscrivere. Ne pagano dazio Hassim, padre di Amal, costretto a fuggire con l'aggravio di un segreto infamante, e Ahmed, che non resiste alla pressione del reclutamento bellico: rimasto solo, Amal ascolta il consiglio del mare di divenire puro Islam presso la Grande Moschea del Deserto, finché un’ombra del suo passato lo strappa dall'ascesi spirituale per trasformarlo in un feroce combattente armato. Si susseguono scontri violenti, razzie, devastazioni, ma l'inframezzo di una domanda esistenziale scuote con prepotenza l'animo mansueto del protagonista: "C'è un limite nella guerra di liberazione?, mi sorpresi a chiedermi. Oppure ogni cosa è da considerare mezzo, qua dentro, ogni persona strumento?".
Tra le mani, un romanzo di formazione rivisitato in chiave moderna e oscillante fra opposti incredibilmente capaci di coesistere pagina dopo pagina: guerra e pace, ricchezza e umiltà, razionale e irrazionale. In medio stat virtus, con la graduale e continua crescita interiore di Alì-Amal, che da un lato si distingue per l'innata docilità caratteriale e dall'altro si immerge diabolicamente nella ferocia di un massacro armato che genera solo morte e distruzione.
Da un'immersione, è contrastante l'emergere di un animo umano doppio e ambivalente, circondato da un mondo altrettanto meschino e opportunista, ma sempre con il desiderio di abbracciare quel 'grande futuro' al quale la nostra anima guarda con candore disilluso. In fin dei conti, "La felicità è un diritto di tutti, anche tuo.".
Una storia traboccante di grandi verità e grandi dolori, dove risulta complicato scindere il bene dal male, due antitesi mai tanto omogenee, e dove attualità, cultura, estremismi e conseguenze mal calcolate mettono in scena i loro volti più biechi.
La perfetta cornice ce la offre una scrittura fascinosa ed evocativa, in cui un tono dimesso e disadorno e frasi rapide e ricche di senso lasciano un'impronta significativa al pari della trama in sé.
Con l'origine del male nascosta dietro l'angolo, pronta a scatenare tutta la sua furia distruttrice, ma "Il nostro è un grande futuro.".
"E fu come non essere mai partiti."
Indicazioni utili
"Mille splendidi soli";
"E l'eco di rispose", tutti di Khaled Hosseini.
Commenti
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l'ho letto e recensito, ma purtroppo ho dimenticato di citarlo nella sezione "Consigliato a chi ha letto...".
Nonostante abbia provato ora a modificare la recensione, non lo aggiunge, ma vabbè: ci accontenteremo dei' soli' tre capolavori di Hosseini :-)
Grazie a te :-)
Elena
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