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Lo spregio
 
Lo spregio 2017-07-17 16:33:43 Mian88
Voto medio 
 
1.5
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
1.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    17 Luglio, 2017
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Uno spregio di cui risparmiarsi.

“Lo spregio” è un romanzo breve a firma Alessandro Zaccuri ambientato negli anni novanta. Siamo a ridosso del confine della Svizzera, Franco Morelli, detto il Moro, ha fatto fortuna con attività non proprio lecite in questi luoghi. Il bar ereditato dai genitori riveste la doppia funzione trattoria/attività di traffico di merce, prostituzione e rapporti vari con gli spalloni. E’ un uomo chiuso, rude, solitario. Quando tra la sterpaglia trova un neonato non esita un attimo a prenderlo con sé e a sposare Giustina, la timida e servile cuoca/cameriera dell’attività di facciata: avrebbe dovuto dichiarare a tutti che quel figlio era nato in casa e che se nessuno si era accorto del suo stato di gravidanza era a causa del lavoro che la relegava ai fornelli. Il nome del pargolo sarebbe stato Angelo, essendo questo un vero e proprio dono del cielo.
I primi anni di vita del ragazzo scorrono rapidi, è un giovane calmo, pacato e ben educato. Studia ed è gentile con chi ha accanto. Un giorno però, un giorno come un altro, una lite porta a galla quella che è la verità circa le laboriosità del padre e da allora il suo atteggiamento muta radicalmente: anziché odiarlo e decidere di essere diverso da lui, intraprende la stessa strada, lo emula. Non fatica così ad ottenere il diploma presso l’istituto alberghiero, non fatica a farsi un nome nella zona.
L’incontro con Salvo, coetaneo appartenente ad un clan mafioso trasferitosi al nord per vicissitudini interne, segnerà la sua vita. Inizialmente tra i due nasce una profonda amicizia, il figlio del Moro entra addirittura nelle grazie dei familiari dell’amico che con la loro forza e presenza gli garantiscono protezione. A nulla servono le raccomandazioni del genitore che a più riprese lo invita a non fare passi falsi, a non compiere sciocchezze. Ma “il trovatello” è impulsivo, brama la riscossione sociale, vuole essere il migliore e commette un minuscolo ma fatale errore, un errore che pagherà col più caro dei prezzi. Da qui, la necessità di “pagare” per quello “spregio” arrecato, per quello “spregio” subito. Da qui il risvolto in tragedia.

«E magari ci fosse solo il rispetto! Io ti offro un pane e tu non te lo prendi, perché pensi che non è buono. Questo è mancare di rispetto. Ma se tu il pane lo prendi, e poi appena mi volto ci sputi sopra, e lo butti per terra, lo calpesti, lo dai ai porci e alle galline, lo lanci ai cani.. Questo è lo spregio. E per lo spregio non c’è perdono, che San Michele mi protegga» p. 99

Dall’opera dell’autore emergono certamente problematiche degne di rilievo, tra cui, senza dubbio, la difficoltà del rapporto padre-figlio, essendo il Moro una figura fortemente silenziosa e chiusa che ama indiscriminatamente quel bambino piombato dal caso, mentre Angelo è un giovane ingenuo che non accetta la sua posizione, seppur privilegiata, così come non comprende la figura di quell’uomo che lo ha cresciuto. Anche per questo si affeziona e lega a Salvo, spregiudicato, spavaldo, e suo naturale opposto. A questa prima tematica si affianca quella della mafia e della realtà criminale con tutti i suoi connotati più crudi e duri.
Lo stile adottato è altresì scarno, essenziale, rude. Conseguenza di questa impostazione è una continua e perpetrante sensazione di lontananza dell’elaborato: questo non solo è percepito come un qualcosa di distante ed intangibile, ma fa anche titubare il lettore in merito a quelle che sono le intenzioni dello scrittore.
L’opera fatica inoltre a prendere avvio, è lenta, e ribadisco, a più riprese viene spontaneo chiedersi quale obiettivo avesse il compositore. Ancora, il testo, disturba, è irriverente, fastidioso. Nell’epilogo, non mancano, altri tratti e caratteri di una durezza e crudezza eccessiva.
Comprendo, a posteri, le motivazioni dell’impostazione e dei perché, ma francamente confesso che non mi ha convinto. Anzi. Una volta concluso quella domanda insidiosa tradotta nel “e quindi?” non è cessata ma ha continuato a riproporsi con un’altra serie di interminabili di quesiti correlati. Incompleto.

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Commenti

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Ce lo risparmieremo.
Bella recensione. Ho letto il libro alcuni mesi fa ed anch'io l'ho trovato incompleto, incompiuto. molte domande affiorano e nessuna risposta. Lascia un retrogusto amaro, di qualcosa che non è.... Hai ragione.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
18 Luglio, 2017
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Esatto Mario, risparmiatevelo. Ornella, mi fa piacere sapere che abbiamo riscontrato la stessa impressione nella lettura.
Io l'ho ricevuto in dono, mi è stato chiesto di leggerlo insieme ad altri tre libri e di indicare quale dei tre avessi preferito. Inutile che dica che questo non rientra nella rosa. Anzi.
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