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L'interezza dell'essere umano
Ilaria Scarioni, milanese di nascita, vive a Genova, e Quello che mi manca per essere intera è il suo primo romanzo.
“Con una scrittura luminosa e venata di lirismo, Ilaria Scarioni, qui al suo esordio narrativo, ci porta per mano nei vicoli di una Genova schietta e un poco scontrosa come i suoi abitanti, e racconta la fatica di tutti noi, alla ricerca del nostro posto nel mondo e della nostra parte più vera”.
Infatti l’autrice ci racconta una storia emozionante, che ci conduce nei vicoli di Genova e in quello che per la stessa città è motivo d’orgoglio in tutto il mondo: l’ospedale pediatrico “Giannina Gaslini”.
Ma andiamo per ordine, perché in realtà il libro è l’unico modo,
“con cui Bianca impara a sentirsi intera”.
Come lei stessa afferma. Bianca, la protagonista, è nata con una patologia congenita che le ha deformato mani e piedi, e per molto tempo è stata ricoverata al Gaslini, dove è stata sottoposta a svariati interventi. I suoi ricordi d’infanzia:
“hanno il colore del mare incorniciato dalle finestre della sala gessi e l’odore di cloroformio, collodio e patatine gommose.”
Bianca, ora, ha trent’anni e fa il medico, ma il suo camice non è lindo e pulito, bensì stropicciato, macchiato, assorbe il dolore. Le cicatrici le hanno marchiato indissolubilmente l’anima, e l’amore e il sesso che Giuseppe le offre a piene mani e con devozione, la fanno sentire viva, ma non sono sufficienti. Lei si sente diversa, con un corpo “sbagliato”, incompiuto, difettoso. Ha bisogno di trovare un senso al suo corpo, e l’unico modo per individuarlo è tornare indietro nel tempo. Ripercorre i giorni all’ospedale, dove si sentiva come un burattino di legno fallato, e narra le storie dei piccoli pazienti come lei, i volti, le voci e i sorrisi degli uomini che in seguito avrebbe poi amato.
La sua narrazione ha dei compagni di avventura: i “fantasmi” di Giannina Gaslini, morta ad undici anni per una peritonite non diagnosticata; e quello di suo padre Gerolamo, che per non impazzire di dolore per quella morte assurda, costruisce un ospedale agli onori del mondo. Grazie a questi “eterei” accompagnatori Bianca riesce ad accettare se stessa, e a sentirsi, finalmente, carne viva, palpitante. Intera.
Con uno stile di scrittura sincero e pulito, che non cede mai all’autocommiserazione, l’autrice ci conduce per mano in una avventura ricca di sentimenti e di valori profondi. E narra la fatica di tutti noi, alla ricerca del nostro posto nel mondo e della nostra parte più vera. Una particolare segnalazione per la copertina del libro, opera di un artista brasiliano che si chiama Marcelo Monreal, che è molto bella e indicativa del libro: dentro di noi, in ognuno di noi, c’è tutto un mondo meraviglioso che non aspetta altro di venire alla luce, che noi spesso censuriamo, mettendolo in un angolo, che invece dovrebbe emergere prepotentemente.