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Non vi lascerò orfani
 
Non vi lascerò orfani 2009-06-01 10:18:40 ale
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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Opinione inserita da ale    01 Giugno, 2009

delusa

Molte persone spesso, sia da bambini che da adulti, posseggono un diario o quaderno dove poter annotare momenti salienti della propria esistenza, del viver quotidiano.

Raccontano della propria famiglia, di eventi piacevoli e non, momenti esistenziali che possono capitare a qualsiasi essere umano.

Narrare le vicissitudini del bisnonno, trisavolo, ecc può interessare e magari appassionare un familiare, un caro amico, ma credo che ad un estraneo possa relativamente risultare gradito.

Né tantomeno, se fossi un editore, pubblicherei un “libro” del genere, né se fossi un cosciente lettore, spenderei soldi per il suddetto oggetto.

Dunque, ciò che maggiormente mi sconcerta e mi rende dubbiosa, è: come può una casa editrice decidere di pubblicare un’oscenità del genere definendo “romanzo” ciò che non è?

Perché ingannare un lettore, fargli spendere soldi per qualcosa che alla fine davvero né interessa né coinvolge?

Magari solo perché il nome della scrittrice è tra i vip dello spettacolo: Daria Bignardi, solo per questo Le è stato concesso questo privilegio. In Italia è anche vero che c’è libertà di pensiero, stampa, ma non vi è libertà di prendere in giro le persone definendo il proprio albero genealogico Libro, camuffando il tutto con un titolo che facilmente trae in inganno: Non vi lascerò orfani.

Non c’è morale, non c’è concretezza, uno scritto prolisso e noioso da leggere.

Il racconto di una giovane ragazza che affronta con dolore estremo la morte del padre, mentre razionalizza di più quella della madre, morta anziana mentre Lei è una donna sposata con figli.

Ciò che rende macabro questo racconto, è il momento in cui la scrittrice pensa a redigere già il suo testamento per consigliare ai figli ancora piccoli, di non separarsi ala sua morte nel caso dovesse succedere a breve. Ora chiunque si potrebbe chiedere: quale il beneficio o piacere trarrò nel leggere tutto questo?

Potrebbe esser interpretato come il narrare di generazioni passate, presenti e future, un mettere a confronto i diversi stili di vita, ma Daria Bignardi si è troppo dilungata circa gli affari di famiglia e della sua genealogia.

Un punto a favore potrebbe esser quello di inserire qua e là frasi tipiche del dialetto romagnolo, permettendo così al lettore di accrescere la propria cultura dialettale e di sorridere un po’ nel cercare di comprendere.

Grazie Daria.

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