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Agostino non sei più un bambino
Alberto Moravia ha affermato più volte, durante i suoi scambi intellettuali con vari autori a lui contemporanei, che un buon autore che vuol dirsi realista non può prescindere dalla conoscenza di coloro che hanno tolto il velo scuro davanti agli occhi degli uomini: Marx e Freud. Essi hanno destato l’uomo dallo stato di ingenuità torbida nella quale e attraverso la quale vivevano i rapporti familiari, sessuali ed economici.
Sono proprio i rapporti familiari a non essere tanto innocenti poiché celavano macchinazioni inconsce di matrice sessuale.
Nel mese di agosto del 1942 a Capri, Moravia scrive Agostino che per lo scrittore «fu il punto di partenza di tutta la mia opera successiva e la conclusione del lungo travaglio dopo Gli Indifferenti» in pratica «la cerniera che congiunge Gli Indifferenti ai miei libri successivi».
Il romanzo è vittima della censura fascista, viene pubblicato due anni dopo, nel 1944, dalla casa editrice Documento (pubblicato poi da Bompiani nel marzo del 1945) dell’amico Federico Valli, in 500 copie con illustrazioni del pittore Renato Guttuso.
Agostino è un ingenuo, per certi versi goffo, ragazzino borghese, in vacanza con la madre sulle spiagge della Versilia. Sta diventando adolescente e non si identifica più con il ruolo di bambino che la madre continua ad attribuirgli, ma non riesce nemmeno a sentirsi un uomo adulto, a scoprire e ad accettare la sua nuova identità.
In vacanza scopre la sessualità, i propri istinti sessuali ma anche quelli di coloro che lo circondano, che in più di un’occasione non sono così naturali o puliti. Moravia non ha nessun problema a eliminare i filtri “vietato ai minori” dai tabù sessuali, dall’incesto, dalla prostituzione o dal rapporto madre-figlio che non è e che non può essere più inconsapevolmente innocente dopo alcune scoperte di Agostino, più che scoperte, imbarazzanti rivelazioni da parte del suo gruppo di "amici".
"E parlando lentamente e aiutandosi con gesti efficaci ma privi, si sarebbe detto, di volgarità, spiegò ad Agostino ciò che gli pareva di aver sempre saputo e come per un profondo sonno dimenticato. La sua spiegazione fu seguita da altre dimostrazioni meno sobrie."
Anche qui, come in molti romanzi successivi, si sviluppa nel protagonista borghese un’oscura attrazione per le classi inferiori e per i loro atteggiamenti: Agostino è attratto dal gruppo di ragazzini proletari e sottoproletari della banda del vecchio Saro, tanto è che prova in tutti i modi, anche contro la propria volontà, a integrarsi e a emularli.
"Egli era ricco, sembrava che i ragazzi volessero significare con la loro umiliante e spietata condotta; dunque che c’era di sorprendente che fosse anche corrotto? Agostino fece presto a scoprire quale sottile correlazione esistesse tra le due accuse; e comprese oscuramente che pagava in tal modo la sua diversità e la sua superiorità.
Apposta prese a indossare i vestiti più logori e brutti che possedesse […] Apposta smise di parlare di casa sua e delle sue ricchezze; e apposta ostentò di apprezzare e gustare quei modi e quelle abitudini che tuttora lo inorridivano."
Ma non ci riesce.
Si sradica da una classe, quella borghese che gli appartiene per natura, senza riuscire ad entrare nell’altra, il sottoproletariato. Agostino è costretto in una sorta di limbo, quello dell’estraneità, dell’alienazione, dell’esclusione e dell’umiliazione.
"Così si trovava ad avere perduto la primitiva condizione senza per questo essere riuscito ad acquistarne un’altra."
La scoperta del sesso lo allontana da sua madre, il rapporto muta da uno stadio di affetto, ingenuità, inconsapevolezza e attaccamento alla figura materna
"Agostino provava un sentimento di fierezza ogni volta che si imbarcava con lei per una di quelle gite mattutine. Gli pareva che tutti i bagnanti della spiaggia li osservassero ammirando sua madre e invidiando lui; convinto di aver addosso tutti gli sguardi, gli sembrava di parlare con una voce più forte del solito, di gestire in una maniera particolare, di essere avvolto da un’aria teatrale ed esemplare come se, invece che sopra una spiaggia, si fosse trovato con la madre sopra una ribalta, sotto gli occhi attenti di centinaia di spettatori. […] Ma ancora a lungo restavano nel suo animo il turbamento e l’infatuazione di questa sua filiale vanità."
ad uno di malizia, gelosia, imbarazzo, rabbia e perversione.
"Gli sembrava talvolta di essere il bambino di un tempo, pauroso di qualche rumore, di qualche ombra, che ad un tratto si alzava e correva a rifugiarsi presso il letto materno; ma nel momento stesso che metteva i piedi in terra, pur tra la confusione del sonno, si accorgeva che quella paura nient’altro era che curiosità maliziosamente mascherata e che quella visita notturna avrebbe presto fatto, una volta che si fosse trovato nelle braccia della madre a rivelare i suoi veri nascosti scopi."
Se lo si legge nelle sue pieghe più profonde, il romanzo, più che essere classificato nella tradizione dei riti di passaggio o del “Bildungsroman”, è qualcosa di più: l'esplorazione dell'esistenza declinata e vissuta secondo i sensi di un adolescente, appena affacciatosi alla pubertà, che spera ancora in futuro diverso.
"Come un uomo, non poté fare a meno di pensare prima di addormentarsi. Ma non era un uomo; e molto tempo infelice sarebbe passato prima che lo fosse."
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