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Quello che l'acqua nasconde
 
Quello che l'acqua nasconde 2017-06-11 06:42:30 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    11 Giugno, 2017
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Perché mi lavo due volte al giorno

Quello che l’acqua nasconde di Alessandro Perissinotto è titolo che allude alla sindrome di Macbeth (“Lo hai capito perché mi faccio il bagno o la doccia due volte al giorno?”).

Edoardo Rubessi, genetista in odore di Nobel, torna a Torino dagli States con la moglie Susan, fotografa, per un ciclo di convegni. Dovrebbe essere un ritorno trionfale e invece si trasforma in un incubo a causa di un vecchio stalker (“Potresti ammazzarmi questo sì, o farmi ammazzare, ma denunziarmi no, sarebbe troppo rischioso per il tuo personaggio pubblico, per la tua carriera, per i tuoi finanziamenti: non si dà il Nobel a quelli come te”) che assedia la coppia con messaggi strani (“Ho scoperto che villa Azzurra era un ospedale psichiatrico infantile e che oggi è abbandonato…”) e ambigui (“Chi è il dottor Grubesic?”).

Susan è preoccupata (“Non so più chi sia mio marito”) e cerca aiuto nel narratore, amico di gioventù del marito (“Eravamo esaltati, infervorati: recitavamo il Padre Nostro tenendoci per mano, animavamo le novene e, sugli autobus che ci portavano in gita, cantavamo Laudato si’ come altrove si cantavano Battisti o i Beatles. Nessuno di noi si rendeva conto di essere dentro una truffa che durava da migliaia d’anni”) per ricostruirne il passato.

In successione di eventi, infanzia adolescenza e gioventù del brillante medico (“Era sempre così con le malattie genetiche: tutti i genitori… sentivano che all’origine c’era una sorta di antico peccato, c’era la maledizione di un’unione carnale invisa agli dei, di un amore che non avrebbe mai dovuto nascere”) vengono a galla (“Mi fece sentire un 45 giri di Sergio Endrigo: si intitolava 1947”). Edoardo è figlio di esuli istriani, morti alcolizzati, e non soltanto…

Nella Torino post boom economico (“La Torino segreta, silenziosa, dimenticata, nascosta, impresentabile”), mentre le incursioni nei palazzi fatiscenti e abbandonati si alternano ad articoli tratti da La Stampa, Susan penetra i segreti del marito (“Edoardo non era un uomo dalla doppia personalità… era un uomo a strati; strati che si erano depositati l’uno sull’altro: l’infanzia, nel quartiere degli esuli istriani, il manicomio, il collegio dei preti, l’università, il successo negli stati Uniti, il ritorno a Torino”) in una retrospettiva serrata e allucinante sugli anni di piombo e sulla triste realtà degli ospedali psichiatrici prima delle legge Basaglia.

Giudizio finale: avvincente, incalzante, revisionista.

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Commenti

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Bella recensione per un bel libro. Ho amato tutti i libri di Perissinotto, che conosco personalmente, ma questo in particolar modo. C'è anche molto di autobiografico, per chi conosce l'autore. Temi pregnanti e affascinanti. La caratterizzazione di Torino, poi... Il libro è anche frutto di ricerche approfondite, e apre a molti temi, per chi volesse approfondire. Tipo la legge sulla chiusura dei manicomi, sulle loro condizioni, e sull'epoca del terrorismo, che a Torino in quegli anni era particolarmente sentito. Una ottima lettura e un'ottima recensione.
Grazie!
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Bruno Elpis
23 Giugno, 2017
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Grazie, ciao Ornella!
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