Dettagli Recensione
Povera Sanità!
Bello il titolo “Nostalgia” (“Nostalgia, che poi è il sentimento che domina il protagonista di questa cronaca e ne determina le scelte. La parola nostalgia nasce dall’abbinamento di due vocaboli della lingua greca classica: nóstos, che significa ritorno, àlgos, che vuol dire dolore”), fa riferimento a un sentimento spesso importante, a volte dominante.
Ottimo l’autore, Ermanno Rea, così capace di descrivere Napoli (“Povera Sanità! Strade strette e tortuose, palazzi fatiscenti, alle spalle una lunga storia lunga più di due millenni, testimoniata da ipogei, altari, sepolcri scolpiti, scale che scendono sottoterra come volessero raggiungere le viscere del pianeta”) e le sue peculiarità (“La Sanità è piena di grotte, gallerie, anfratti, androni bui che si aprono su imprevedibili giardini, vie strette inaccessibili alle automobili, bassi fatti apposta per ingoiare fuggiaschi. Se Napoli è un mondo a parte rispetto al resto del pianeta, la Sanità è un mondo a parte rispetto alla stessa Napoli”).
Eppure la storia di Oreste e Felice, un’amicizia pericolosa (“Escluso dal gioco della droga, controlla la macchina del taglieggiamento, dello strozzinaggio, della prostituzione, della ricettazione… e di qualche altra attività minore, non per questo poco lucrativa”) narrata da un terzo soggetto (“All’epoca in cui Felice Lasco esordiva in coppia con Oreste Spasiano nell’arte dello scippo, io mi specializzavo in cardiologia…”) non mi ha catturato. Forse perché mi è sembrata un pretesto per raccontare splendori e miserie di Napoli…
Giudizio finale: partenopeo, illustrativo, monocorde.