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Accabadora
 
Accabadora 2017-06-07 16:11:06 Alessio Barulli
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Alessio Barulli Opinione inserita da Alessio Barulli    07 Giugno, 2017
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Nascere, vivere e morire.

Nella Sardegna al trapasso tra il mondo contadino e la società dei costumi moderni si dipana una storia in cui le protagoniste sono donne. Un’accabadora, colei che finisce, l’ultima madre che accompagna i moribondi al loro destino con un gesto di pietà e sollievo. Una bambina, poi ragazza e donna, che dall’accabadora viene adottata, salvata da un destino di indigenza e con il beneplacito della sua madre naturale.
È un universo di valori lontani dalle prospettive moderne, valori che popolano l’orizzonte duro di una società abituata a far fronte alla miseria.

Su questo sfondo si svolge una vicenda che assume i toni di un romanzo di formazione. Un romanzo che parla di un modo tanto diverso dal nostro di concepire la famiglia, la vita e la morte, i ruolo dei sessi, ma al contempo capace di mostrarlo naturale e condivisibile: se una donna non sa di che sfamare il proprio figlio è normale che un’altra lo prenda come proprio; se alle sofferenze di un malato non c’è più rimedio è naturale aiutarlo a mettervi fine.

Lineare l’intreccio, da potersi quasi dire povero, ma sostenuto da uno stile magistrale, evocativo, capace di gonfiare il significato delle parole. Non manca quel tentativo di ritrovare una lingua primitiva, ancestrale, che lasci trasparire i toni e i suoni di un mondo lontano, sì, ma la cui memoria, con qualche sforzo, può ancora essere ritrovata.

Da leggere senza dubbio.

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Commenti

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Vedo, Alessio, che il libro ti è piaciuto abbastanza. A me poco, nonostante che mi sia simpatica l'autrice nei suoi interventi televisivi, colti e intelligenti. Qui però dal materiale per un racconto ha voluto trarre un romanzo, annacquando e aggiungendo forzatamente addirittura qualche capitolo, dove lo stile scade vistosamente, come nel raccontino sull'infanzia dei due bambini di sapore pseudoverghiano e nella parte ambientata in Piemonte, parte scadentissima letterariamente. Inoltre ho trovato insopportabile l'uscita del libro nel periodo in cui c'è discussione sull'eutanasia (già essa per me indigesta) : questo voler 'stare sulla notizia' mi è parso indecente e forse di sudditanza a questioni commerciali.
Grazie Emilio per il tuo commento. Sì, il romanzo mi è piaciuto, al di là di una trama che, come detto nella recensione, appare in effetti un po' povera. Ciò che ritengo apprezzabile nel libro è l'aver mostrato come nella società contadina esistessero istituti e figure che, perfettamente inquadrati nel complesso valoriale tradizionale, rispondevano concretamente a problematiche ancora presenti. Mi sembra significativo che in un contesto sociale profondamente intriso di cristianesimo (e non di "relativismo etico") l'eutanasia fosse accettata se canonizzata in una ritualità precisa. Che poi le logiche del commercio editoriale cavalchino l'onda dei dibattiti del momento è un fenomeno, secondo me, discutibile, forse, ma quasi inevitabile.
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