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La maschera di Cesare
Anche il primo romanzo di Marone affronta magistralmente e con la giusta ironia gli aspetti più complessi della vita: il tutto con un'apprezzabile leggerezza.
Cesare Annunziata è un settantasettenne, vedovo, con due figli, che trascorre in solitudine l'ultima fase della sua esistenza, salvo sporadici rapporti con gli stessi figli, l'amico Marino e con Rossana, l'ex infermiera, che dedica particolari attenzioni agli anziani del quartiere.
Cesare appare burbero e cinico senza preoccuparsi, in quella fase della vita, di chi lo circonda, le sue condotte sono infatti giustificate dal fatto di essere “vecchio”, quasi come se la vecchiaia gli garantisse una forma di immunità.
Dalla lettura dell'opera è evidente come l'autore intenda costruire un personaggio all'apparenza odioso ed egoista, ma che nasconde diverse fragilità e a cui il lettore non potrà non affezionarsi.
Cesare fa di tutto per non far emergere la sua reale personalità, al contrario ritiene di essere un trasformista, assumendo le sembianze delle figure più improbabili, in relazione alle circostanze in cui si trova. Il suo vero essere emergerà solo con l'arrivo della vicina Emma, giovane donna che subisce violenze domestiche e che farà venir fuori tutto l'altruismo e la bontà del burbero settantasettenne.
Questi infatti, dinnanzi a situazioni così ingiuste non può non intervenire, sebbene – a suo dire - la giustizia sia una mera invenzione dell'uomo, non esistente in natura.
Marone con questo romanzo ci fornisce gli strumenti per avviare importanti riflessioni su questioni fondamentali quali la vecchiaia, l'omosessualità, la solitudine, la famiglia e la violenza sulle donne (problema quanto mai attuale) e lo fa in modo strepitosamente leggero e coinvolgente, attraverso le vicende di un uomo, incredibilmente segnato dalla vita, che trascina con sé un grosso bagaglio di vissuto e di rimpianti, consapevole degli errori commessi.