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L'identità perduta dell'Uomo
.La resistenza del maschio è il nuovo libro di Elisabetta Bucciarelli. Un libro con due tempi, con tanti personaggi le cui vite inesorabilmente si intrecciano, “da un destino beffardo”.
I personaggi sono tre donne e un uomo per una storia di attualità, ricca di risvolti psicologici, che parla dei mutamenti a cui le nuove generazioni di uomini e di donne vanno profondamente incontro.
Un professore universitario, denominato L’Uomo, e sua Moglie da una parte. Emme ed Effe dall’altra. Chiara, Marta e Silvia nel centro. Tre storie che scorrono parallele. Procediamo con ordine. L’Uomo, mente logica impregnata da misure che vaga di notte per le strade di una affascinante Milano, e che per restare desto elenca le torri della città e le relative lunghezze, le conosce a memoria. E’ una notte in cui assiste ad un incidente, una macchina sbanda guidata da una giovane donna, che batte la testa contro il parabrezza. Quella donna non la dimenticherà più. La Moglie vuole a tutti i costi un figlio, e non capisce perché lui sia così restio all’idea, nonostante affermi di amarla.
Poi c’è Emme ed Effe, che hanno una strana relazione, fatta di messaggi tanti, chiamate qualcuna, incontri nessuno. L’amore ai tempi di Whatsapp? E’importante la presenza, fisica o virtuale, poco importa, quello che conta è sapere di avere una persona che pensi a te.
Silvia, Marta e Chiara si incontrano nella sala di aspetto di un dottore e complice il ritardo di quest’ultimo, si confessano. Le tre parlano, si scambiano opinioni su professioni e medici e iniziano un dialogo che andrà avanti molto a lungo. L’Uomo di cui ho parlato all’inizio ha una parte rilevante nelle storie delle tre donne, in una sorta di racconto ad incastro, di cui solo la lettura del testo può fare piena luce.
E’ un libro trascinante, coinvolgente, curioso, per cui:
“C’è una geometria in ogni circostanza della vita. E ogni esistenza ha la sua forma geometrica. (…) per cogliere le relazioni tra cose e persone. Per trovare il suo posto nello spazio.”
E’ un libro che pone al centro la figura del maschio:
“un maschio che non è più Uomo, non più simbolo universale del genere maschile”,
ma è proprio quel singolo essere umano. L’unico ruolo che manca a quest’uomo è quello che la società occidentale generalmente impone come naturale prosecuzione della catena nascita-crescita-accoppiamento-riproduzione: il ruolo del Padre. L’Uomo non vuole avere figli. Non un atto di egoismo, ma un atto di negazione solo verso la Donna/Moglie all’interno di un gioco di ruoli che percorre l’intera narrazione. Questo è un testo che offre delle prospettive allargate sui generi contemporanei, al cui centro c’è la resistenza dell’uomo e del maschio. Tale difesa inizia dall’Uomo che rinuncia alla completezza, alla perfezione, a tutto tondo. Con grande coraggio oltrepassa l’Uomo dell’800, si volta appena a guardare quello del Novecento, e afferma:
“L’Uomo lo sa, la sua identità è nella mancanza, l’oggetto assente, la ricerca infinita.”.