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Amore essenza di vita
“Hervé Joncour aveva 32 anni.
Comprava e vendeva.
Bachi da seta.”
Con queste poche parole potrebbe descriversi quella che è l’anima della storia che Baricco ci pone davanti in questo libro. Seta, in queste quattro lettere sta la leggerezza, la sfuggevolezza e l’inconsistenza dell’esistenza umana, della vita e dei sentimenti di Hervé.
Siamo nell’Ottocento, in un paesino della Francia, Lavilledieu, e la vita di Hervé e della moglie Hèléne prosegue con ritmi costanti dettati dal ciclo di vita dei bachi da seta. Il protagonista d’altronde era “uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla”. Nel suo stesso nome, Hervé, che vuol dire forte e degno, si dipana l’ossimoro dell’esistenza di un uomo che non ha mai scelto nulla da solo. Né la carriera militare imposta dal padre, né la svolta come commerciante in bachi da seta, e i viaggi “fino alla fine del mondo”, in cui viene spinto dal suo amico fraterno Baldabiou.
Hervé si reca in Giappone per salvare l’economia di un paese messa in pericolo dall’epidemia di pebrina che rendeva inservibili le uova degli allevamenti europei e africani.
Dopo questo viaggio, e l’incontro con una ragazzina, la sua vita cambia inesorabilmente. Forse per la prima volta nella vita è lui in prima persona a decidere per se stesso, a voler rischiare tutto, a decidere di “viverla” questa vita, e non osservarla scorrere semplicemente. Baricco ci fa cogliere questo mutamento nella descrizione dei suoi viaggi, che si svolgono con itinerari e tempi sempre uguali, se non fosse per il significato che assume ogni volta il lago Bajkal: il Mare, l’Ultimo, il Demonio e il Santo. Sfumature che passano inosservate fino alla fine della storia, quando stanco e disilluso “nelle giornate di vento, scendeva al lago e passava ore a guardarlo, giacchè, disegnato sull’acqua, gli pareva di vedere l’inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita”.
Vittima di un amore irreale, platonico, fatto di soli sguardi muti, si ritrova ad amare più di quanto abbia mai fatto, lui stesso confiderà a Baldabiou che “ E’ uno strano dolore morire di nostalgia per qualcosa che non avrai mai”. Scoprirà di avere avuto tutto ciò che contava e non averlo compreso fino a che non lo ha perso, perdendo la ragazzina occidentale e la devota moglie.
“Riempiva fogli e fogli di disegni strani, sembravano macchine. Una sera Hèléne gli chiese:
– Cosa sono?
– E’ una voliera.
– Una voliera?
– Si
– E a cosa serve?
(…) – Tu la riempi di uccelli, più che puoi, poi un giorno che ti succede qualcosa di felice la spalanchi, e li guardi volar via.”
E’ così che ancora una volta Baricco ci accompagna guidandoci per mano in un mondo interiore, quasi onirico, svelandoci la semplicità dell’esistenza umana che tutto racchiude nella parola AMORE.