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La solitudine del più grande tra i peccatori
Molto discussa l’ultima opera di Walter Siti “Bruciare tutto”, per il tema indubbiamente scabroso, che affronta con impietoso realismo. Ed è proprio l’impietoso realismo che turba le coscienze e rende la lettura difficile e, in alcune pagine, persino sgradevole. Eppure, io credo fosse proprio questo l’effetto che Siti volesse raggiungere. Perché, è innegabile, che il tema della pedofilia sia oltremodo spiacevole, in quanto attiene alla perversione più odiosa che possa manifestarsi nel comportamento sessuale di un individuo. Se poi l’individuo è un rappresentante della Chiesa, la deviazione si carica, se possibile, di aspetti ancora più deprecabili. In realtà al centro di questo romanzo è la desolante solitudine spirituale e morale in cui si dibatte il personaggio di Don Leo, consapevole dell’abietta inclinazione che mina profondamente il suo equilibrio psichico. La sua consapevolezza lo avvicina e al tempo stesso lo allontana da Dio, di cui avrebbe bisogno, ma al quale si rivolge talvolta con rancore e con dolore. Il dramma di Don Leo, descritto senza indulgenza, ma con compassione, è ben lungi dall’essere un’assoluzione. L’autore non si identifica mai col personaggio, anzi ne prende le distanze, per poterne meglio analizzare e descrivere i turbamenti dell’animo. Ancor più desolante è il personaggio del giovanissimo Andrea, vittima di un vuoto affettivo lasciato da genitori egoisti e ignoranti, abbandonato a se stesso da Don Leo che vede in lui la materializzazione della sua depravazione. E’ un mondo di emarginati e reietti quello che descrive Siti, adattando il linguaggio ai personaggi, usando espressioni dialettali laddove necessarie. Fin qui il tema trattato in tutta la sua scabrosa sostanza. La polemica sorta intorno all’opera, tuttavia, mi sembra inopportuna. Premesso che è opportuno respingere qualsiasi valutazione di opportunismo commerciale nella pubblicazione di questo romanzo, non si può ignorare che l’argomento è, purtroppo, di grande attualità ed è inutile affermare che esso andrebbe dibattuto solo nelle sedi più idonee da professionisti e religiosi adeguatamente preparati. L’argomento è scabroso e spiacevole, alcune pagine del romanzo sono sconvolgenti, ciononostante l’indignazione che esse suscitano nel lettore è la giusta reazione, la più auspicabile che l’autore potesse attendersi. Il dramma umano che qui si rappresenta è duplice: esso riguarda la sfera religiosa, il rapporto con Dio e con la fede, e la sfera sessuale odiosamente deviata, fino alla più amara delle conclusioni, che non ci sia nulla in tutto ciò che meriti di essere salvato, che l’unica soluzione possibile in questo deserto spirituale sia bruciare tutto.
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Quanto al libro : volentieri lascio.