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dieci minuti per cogliere un'occasione
“Che cosa cerco in un libro? […] Leggiamo per noia, per curiosità, per scappare dalla vita che facciamo, per guardarla in faccia, per sapere, per dimenticare, per addomesticare i mostri fra la testa e il cuore, per liberarli.” (p. 109)
Se non mi fosse stato consigliato da un’amica, forse questo libro non sarebbe mai rientrato tra le mie letture ed avrei perso l’opportunità di conoscere un’autrice di cui ora, probabilmente, leggerò qualcos'altro. Anche i libri vanno colti, come le occasioni. Chiara è stata lasciata dopo diciotto anni, di cui otto di matrimonio, da Suo Marito (lei lo chiama sempre così, Mio Marito, con le maiuscole) e si sente persa, demotivata, incapace di andare avanti; Chiara non trova ragioni per vivere, ma neanche motivi per non accettare il suggerimento della psicologa: dieci minuti per fare qualcosa di nuovo, qualcosa di mai fatto prima, ogni giorno, per trenta giorni. Mettere uno smalto fucsia, bazzicare per il mercatino dell’usato, ricamare il punto croce, preparare i pancake, ballare l’hip-hop, vestirsi da babbo Natale, seminare lattuga e peperoncino, cambiare il pannolino ad un neonato sono solo alcune delle cose che Chiara decide di fare nei suoi dieci minuti di gioco, o meglio, di terapia. Ma più che le azioni, di per sé semplici, talvolta insignificanti, sono le occasioni quelle che contano davvero: dare a se stessi e alla propria vita, anche solo per dieci minuti, la possibilità di sorprenderci, di uscire dagli schemi, dai limiti che ci siamo imposti per sentirci al sicuro. Chiara è cresciuta circondata dall'amore di persone che l’hanno sempre aiutata, anche troppo. Ma “quando fanno qualcosa per noi, gli altri ci consegnano o in realtà ci tolgono un'occasione?” (p. 114). Dieci minuti per invitare amici a casa per il giorno di Natale, ascoltare la propria madre, confidarsi con un’amica, occuparsi di un ragazzo dell’Eritrea giunto in Italia senza famiglia e desideroso di portare avanti gli studi. E così, giorno dopo giorno, Chiara si scopre una persona nuova, diversa dalla ragazzina con le trecce che suo marito vorrebbe sempre così, fragile ed insicura e scopre di avere la forza e le capacità per potercela fare anche da sola, perché “il meglio della vita sta in tutte quelle esperienze interessanti che ancora ci aspettano”. (p. 169)
“Per dieci minuti” è un libro breve e scorrevole, strutturato come un diario in cui azioni e riflessioni si alternano in una prosa scarna, incisiva, telegrafica. Consigliato a chi vuole una lettura semplice, ma non banale, leggera, ma non superficiale; a chi pensa che ogni giorno la vita possa offrirci infinite possibilità, a chi crede nel valore del tempo “che è qualcosa di pochissimo, se siamo felici. È qualcosa di tantissimo, se siamo disperati. Comunque sta lì. Con una lunga, estenuante, miracolosa serie di dieci minuti a disposizione”. (p. 184)