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Storia del nuovo cognome
 
Storia del nuovo cognome 2017-05-02 16:15:15 Mian88
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    02 Mag, 2017
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

L'età adulta. Lila e Elena parte seconda.

Abbiamo conosciuto Elena e Lina bambine, le abbiamo strette nei periodi bui della loro giovinezza e le abbiamo abbracciate quando la vita ha deciso per loro la strada da intraprendere, ed ora, in questo secondo e ricco episodio, le ritroviamo adulte e padrone di due percorsi sempre più diversi. Mentre infatti la prima riesce a diplomarsi distinguendosi per bravura ed acume nonché ad entrare, dopo una serie di travagliati avvenimenti umani e sentimentali che hanno fortemente provato e segnato gli ultimi due anni di liceo classico, alla Normale di Pisa, l’altra è la protagonista di questi sconvolgimenti emozionali che di riflesso si sono scagliati sull’amica, vi è catapultata come in una morsa irrefrenabile a cui è impossibile sottrarsi. La vita di Lina è inoltre contraddistinta dal continuo bisogno di stimoli, in particolare letterari. Ogni suo comportamento, ogni suo gesto è atto e volto a trasmettere questo desiderio intimo di cui è stata – volente o nolente – privata. Non solo. Ella è oggetto dell’adolescenza, del sentimento. Lo conosce per la prima volta, lo focalizza, lo capta e cattura prima dentro di sé per poi convergerlo verso chi ha attorno.
A prescindere dalla trama che si sviluppa in modo lineare, preciso e chiaro alternando colpi di scena allo scorrere naturale delle giornate, l’opera è intrisa di uno stile elegante ed agile che colpisce e non annoia grazie al ben articolato ritmo improntato. E se anche la parte centrale può risultare essere al contempo più lenta e più veloce perché culmine degli avvenimenti più significativi, di fatto, il lettore non riesce a staccarsi dall’elaborato. Può rallentare la lettura, può metterla in pausa, ma torna sempre ed immancabilmente da Lila e Elena.
Detto capitolo è inoltre caratterizzato da quell’alone di mistero che ha coinvolto a lungo l’identità dell’autrice e che pertanto porta il conoscitore ad interrogarsi sul rapporto verità-fantasia inerente lo scritto, nonché da una esposizione delineata da un io narrante maschera. Pertanto il l’avventuriero conoscitore, a differenza degli scritti ove la prima persona regna sovra e dove dunque quest’ultimo è facilitato/agevolato in quel processo di fusione che intercorre tra chi scrive e chi legge, con Elena non entra mai in simbiosi. Ella intrattiene, descrive, narra, come se fosse chiamata a rendere dei fatti. La sua è una chiaccherata calma, pacata mai volta a rendere giudizi e/o a lasciarsi travolgere dagli eventi. Pagina dopo pagina è sempre più chiaro come essa miri a tutelare la propria sfera personale, il proprio cuore, il proprio io.
A questa intimità si somma un’amicizia turbata dall’evoluzione della quotidianità, un legame che talvolta fatica ad andare avanti, che ha difficoltà a ritrovarsi e a comprendersi ma che nonostante tutto si mantiene intatto anche a distanza di tempo, anche se tra le due donne esiste una distanza fisica, anche se le vite di entrambe sono ormai agli antipodi. E così il loro rapporto, che si alterna tra cose dette e non dette, che si colora di gelosia e che si sviluppa attraverso lo stimolo continuo che l’una costituisce per l’altra, prosegue, scorre.
Infine, altro elemento caratterizzante, è il dato storico-sociale. La Ferrante, come ne “L’amica geniale” ricostruisce con dovizia e minuzia il contesto ove i fatti prendono campo. Non solo, rende in modo chiaro ed inequivocabile anche il divario che esiste tra la realtà napoletana e quel che è esterno ai suoi confini. Nel momento in cui Elena lascia la città natia, quest’ultimo particolare diviene palpabile con mano talché la stessa ragazza finisce col sentirsi un’estranea in quella che dovrebbe essere la sua terra, la sua casa.
E come l’opera si snoda, va avanti anche chi legge che, battuta dopo battuta si interroga, riflette, ama, odia, pensa ed ancora pensa, odia, ama, riflette, si interroga.

«Non mi avrebbe mai fatto del male, era capace di farne solo a se stesso» p.81

«Quelli che stanno sotto vogliono andare sopra, quelli che stanno sopra vogliono restare sopra, e in un modo o nell’altro si arriva sempre a prendersi a sputi e calci in faccia”. “Proprio per questo il punto è risolvere i problemi prima che si arrivi alla violenza”. “E come? Portando tutti sopra, portando tutti sotto?”. “Trovando un punto di equilibrio tra le classi”. “Un punto dove?Quelli di sopra si incontrano a mezza strada con quelli di sopra?” “Diciamo di si” “E quelli di sopra scendono di sotto volentieri? E quelli di sotto rinunciano ad andare più su?” “Se si lavora a risolvere bene tutte le questioni, si. Non sei convinta?” “No. Le classi non giocano a briscola ma fanno la lotta, e la lotta è sempre all’ultimo sangue”» p. 208

«Capii che ero arrivata fin là piena di superbia e mi resi conto che – in buona fede, certo – avevo fatto tutto quel viaggio soprattutto per mostrarle ciò che lei aveva perso e ciò che io avevo vinto. Ma lei se ne era accorta fin dal momento in cui le ero comparsa davanti e ora, rischiando attriti coi compagni di lavoro e multe, stava reagendo spiegandomi di fatto che non avevo vinto niente, che al mondo non c’e’era alcunché da vincere, che la sua vita era piena di avventure diverse e scriteriate proprio quanto la mia, e che il tempo semplicemente scivolava via senza alcun senso, ed era bello solo vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell’una echeggiare dentro il suono folle del cervello dell’altra» p.464

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Commenti

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Matelda
02 Mag, 2017
Ultimo aggiornamento:
02 Mag, 2017
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Brava Mian ! Ottima recensione,però non sono una fan di Elena Ferrante
In risposta ad un precedente commento
Mian88
03 Mag, 2017
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Cara Matelda, personalmente è un'autrice che sto conoscendo ora con la saga dell'amica geniale. Ho intenzione di leggere altre sue opere, spero così di poter decidere il mio personale grado di gradimento. :-)
In risposta ad un precedente commento
Matelda
04 Mag, 2017
Ultimo aggiornamento:
04 Mag, 2017
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Cara Mian , ho letto tutta la tetralogia della Ferrante. A parte il fastidio per il clamore suscitato in me dalla cinica e furbetta operazione mediatica a scopo di lucro sulla misteriosa identità dell'autrice , ritengo che il testo "corra" e che sia scritto con grande abilità nel coinvolgere il lettore, ma non mi sembra che vada molto sopra una normale media. Il successo planetario della Ferrante resta per me un mistero.
Nel complesso la tetralogia mi ricorda certe telenovelas d'antan .
Forse la Ferrante è la reincarnazione nel terzo millennio di Liala , di L. Peverelli e di B. Gasperini, che vendevano moltissimi libri e che erano adorate da mia madre e dalle sue amiche.
Forse è il testo giusto e scritto al momento giusto , ma non so se possa durare nel tempo. Insomma, non mi ha convinto.
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