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Un libro "discutibile" e riprovevole.
Bruciare tutto è l’ultimo libro edito da Walter Siti. E’ un libro amarissimo, all’interno del quale troviamo, però, pagine scritte benissimo, con una prosa bellissima.
Leo è un parroco, dice Messa in un quartiere di Milano, dove accanto a persone che da tempo vi abitano c’è la nuova emigrazione che avanza. Ha trentatré anni, e con lui nella stessa parrocchia c’è Fermo, un prete che ha una relazione sessuale con la propria perpetua. Leo ha pensieri lodevoli verso il creato e anche contro se stesso; è tormentato: si chiede come un essere umano, in specis un prete, possa davvero amare Dio. E’ molto abile nelle sue omelie, che vengono seguite da una pletora diversa di persone: i nuovi immigrati, i vecchi milanesi, che sono diventati troppo cinici ed insicuri per seguire con passione la bellezza delle sue parole. Il Nostro, poi, deve sottostare ai suoi desideri più reconditi che sono assai minacciosi. Lui ama i bambini, ma non in modo casto, come “il padre di tutti”, ma proprio in quanto “oggetti”, vittime inconsapevoli del suo desiderio sessuale. Ha fantasie sconce ed impronunciabili. Non c’è bisogno di toccarli veramente i bambini, ma è indubbio che anche loro vogliono sedurre e farsi amare, l’importante è che questo desiderio rimanga nei loro giochi e che non venga esplicitato, invece, nella realtà. Leo è anche vigliacco; vorrebbe affrontare altre questioni: fare il missionario, aiutare le persone nella loro terra d’origine e quando sta per partire conosce Andrea, un quattordicenne che ha già una sua precisa visione del mondo. Andrea si innamora di Leo che vorrebbe approfittarne, ma non lo fa. Così Andrea si suicida, perché proviene da una famiglia anaffettiva, che lo tratta con disgusto, in modo che lui non può rivolgere il proprio affetto verso “nessuno”. Un finale luciferino ed atroce.
Questo libro parla, dunque, di pedofilia ed è stato oggetto vivace di discussione. In particolare Michela Marzano in una recensione apparsa su Repubblica, parla di questa caratteristica peculiare del romanzo, e di come ciò non può passare sotto silenzio perché i contenuti di un libro contano. Non si può parlare sempre bene di un romanzo se tocca temi sensibili: l’autore affronta temi riprovevoli che possono infastidire chi sulla pedofilia ha già delle opinioni consolidate, ossia che è cosa orrenda, che tocca i cuori e le nostre coscienze, e non si può dare retta ad un romanziere che riapre un discorso altrimenti chiuso. Non è una censura verso la letteratura. Ma anch’io, personalmente, ritengo che la pedofilia sia un argomento delicato, da trattare nelle sedi opportune, con dei professionisti che sappiano trattare l’argomento con tutte le cautele del caso. Non è un chiudere gli occhi davanti all’orrore, ma è prudenza, precauzione per non fare altro male. E’ certo, anche, che Walter Siti grazie a questo diverbio ha raggiunto, grazie ad un rutilante battage pubblicitario, un buon livello di vendita, mai ottenuto prima. La tensione è alle stelle e il dibattito aperto.
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