Dettagli Recensione
Pietro e la montagna
“Le otto montagne” è l'ultimo libro scritto da Paolo Cognetti. Pubblicato nel 2016, è fra i candidati al premio Strega 2017. Da quello che ho letto nelle interviste rilasciate dall'autore, il contenuto è fortemente autobiografico.
Dopo aver concluso la lettura di questo romanzo, che definirei affascinante, ho pensato che la vera protagonista del racconto è la montagna. Sì, il testo parla anche del rapporto tra un padre e un figlio, di un'amicizia che sfida il tempo, della solitudine, ma soprattutto parla della montagna.
La montagna è il filo conduttore di tutta l'esistenza di Pietro, il protagonista del romanzo, era già presente nella sua storia prima che lui nascesse, era già nella storia dei suoi genitori. Una volta diventato adulto, Pietro capisce chiaramente che la montagna è la sua vita. Non necessariamente la montagna della sua infanzia, il Grenon, ma la montagna come metafora dell'esistenza, la ricerca dell'ascesa in qualunque parte del mondo o dell'animo umano. Pietro sente il bisogno di andare a scalare le vette più alte del mondo, quelle dell'Himalaya, che rappresentano l'essenza stessa della montagna.
“Allora non vidi più galline intorno alle case, né capre al pascolo. Ce n'erano altre, selvatiche, che brucavano sui dirupi, avevano il pelo lungo fino a terra e mi dissero che erano le pecore azzurre dell'Himalaya. Una montagna dalle pecore azzurre, scimmie simili a babbuini che intravedevo nel bambù, e contro il cielo, lente, le sagome lugubri degli avvoltoi. Eppure mi sentivo a casa. Anche qui, mi dissi, dove il bosco finisce e non restano che prati e pietraie, io sono a casa. E' la quota a cui appartengo, e mi fa stare bene.” (p. 146)
I momenti più felici e reali della vita Pietro li ha vissuti, fin da bambino, sulla montagna. I suoi genitori tutte le estati lo portavano in un piccolo paesino ai piedi del Monte Rosa, Grana. E' proprio lì che è entrato in relazione con il padre, cosa che in città non gli era mai riuscita.
“E sapevo una volta per tutte di aver avuto due padri: il primo era l'estraneo con cui avevo abitato per vent'anni, in città, e tagliato i ponti per altri dieci; il secondo era il padre di montagna, quello che avevo solo intravisto eppure conosciuto meglio, l'uomo che mi camminava alle spalle sui sentieri, l'amante dei ghiacciai.” (p. 119)
Ed è proprio lì che ha conosciuto Bruno, il suo migliore amico: un montanaro, quello dei due che negli anni è sempre rimasto lì, mentre Pietro andava e veniva, esplorava e ritornava. L'amicizia era nata quando i due erano dei ragazzini ed è durata nel corso degli anni. Il loro affetto è stato solido e sempre presente, non ha avuto bisogno della frequentazione costante per rimanere vivo. Un'amicizia che nel corso degli anni è diventata una fratellanza.
In conclusione, posso affermare che il libro mi è piaciuto molto, lo stile di Cognetti è equilibrato e misurato. Gli avvenimenti vengono descritti in modo essenziale, senza mai cedere troppo spazio alle descrizioni di emozioni e sentimenti, che il lettore riesce ad intuire da solo. Alla fine la lettura mi ha lasciato una sensazione di malinconia e tristezza ed un intenso senso di solitudine, oltre alla voglia di fare una passeggiata in montagna.
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Commenti
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Anch'io ho in lista questo libro. Dalle tue parole mi sembra davvero affascinante... spero di leggerlo presto.
Le otto montagne del titolo si riferiscono ad un mito nepalese che il protagonista racconta ad un certo punto del romanzo e che lo colpisce perché gli sembra che abbia a che fare con sé stesso e Bruno... ma non voglio svelare troppo...
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